Venerdì, 30 aprile 2010Parole in coincidenza 1: Paolo Fabrizio Iacuzzi tradotto da André UghettoTrackbacks
URI specifico di Trackback per questa notizia
Nessun Trackbacks
Commenti
Mostra commenti
(Cronologicamente | Per argomento)
questo "gioco tra le parti" è metafora di metamorfosi linguistiche alla grande? a me sembra intuire che è così e con versi decisamente carichi di suggestione...
Ah Paolo Fabrizio Iacuzzi...sto leggendo proprio in questi giorni la sua traduzione dei Lunch Poems di O'Hara e - meno male che c'è il testo a fronte - c'è da mettersi le mani ai capelli
![]() Ma capisco che non è facile rendere in italiano la fluidità e il fascino dell'inglese di O'Hara. Questo gioco di specchi italiano-francese mi sembra invece più riuscito. ciao, Giovanni
ciao Giovanni, non conosco la traduzione di O'Hara fatta da Iacuzzi, non so che dirti. Questa esperienza invece mi sembra interessante, anche come metodo di lavoro condiviso.
un saluto
Ciao, intanto un saluto e un ringraziamento a Giacomo per aver inizato questa bella esperienza. La traduzione a specchio fra poeti viventi è davvero molto entusiasmante. Quella mia decennale traduzione di Frank O'Hara è stata una vera e propria impresa. Ha trovato lettori entusiasti (come Guido Fink) e altri meno (come la carissima Patrizia Valduga). Il testo di O'Hara è difficilissimo da tradurre in italiano, per quell'inglese svagato e mosso che è quello di O'Hara, a torto definito della Beat generation, ma in realtà poeta informale, dell'esperienza informale in poesia: una vita a quadri a la sua e, a specchio, forse anche la mia. quando nei testi dei poeti ci sono nomi propri di vie palazzi negozi nomi di persona, il testo diventa tutto una cicatrice, come amo dire. E allora occorre lavorare sui bordi, sulle reminiscenze. Ma il ritmo di O'Hara è davvero stregato, ha a che vedere con la musica del blues, del jazz e quindi una sfida enorme. E poi il poeta traduce per il proprio laboratorio. E infatti credo che O'Hara mi abbia un po' trasformato: tutto può entrare nella poesia, a patto che si riesca a inserirlo in una partitura ritmica.
trovo interessanti, del commento di Paolo, questi due concetti del testo cicatrice di un lavoro (come, potremmo esemplificare, se le mani di contadini fossero - e sono - scrittura); e della traduzione come attività letteraria, tanto più se il traduttore (e abbiamo da noi esempi illustri) è un poeta che usa appunto la traduzione come laboratorio (ede è disposto ad averne influssi). Non è un caso che Imperfetta Ellisse sia uno dei pochissimi blog in cui la traduzione, mia o di altri, è presente.
Torno solo un attimo sul mio commento per chiarire con più calma, spero meglio, ciò che intendevo.
Il lavoro di Iacuzzi è stato lodevolossimo perchè ha permesso a molti di conoscere e apprezzare uno dei più grandi poeti della scuola di New York. Lo sappiamo bene, non è facile rendere in italiano la fluidità e l’immediatezza dell’inglese di O’Hara. Non è facile per niente. Ma basta dire che è un laboratorio? Questo non apre un dibattito sulla presunta universalità della poesia e sulla sua capacità di travalicare confini linguistici, storici, culturali? un caro saluto, Giovanni
mi piacerebbe conoscere l'opinione di Paolo su questo punto. Per quanto mi riguarda non porrei il problema in maniera così secca. Quello della traducibilità della poesia è problema annoso ma non contrapposto alla presunta universalità della poesia, come dici tu, che è invece, io credo, semmai peculiarità del linguaggio poetico in sé. Altrimenti i bacini poetici locali sarebbero una serie di pozze stagnanti e incomunicanti. Cosa che non è, seppure con tutte le problematiche inerenti alla traduzione individuate nel tempo, da Cicerone che si pose la questione di tradurre dal greco al latino fino ai giorni nostri. Al contrario, anche se è quasi impossibile rendere "integralmente" un testo poetico in un'altra lingua, la traduzione è comunicazione e interazione con un'altra cultura, forse proprio nel senso che credo intendesse Paolo.
un caro saluto
Si, hai ragione Giacomo...non volevo essere così secco ma stavo riflettendo a voce alta
![]() La traduzione è importante. Credo anch'io che non possa che far bene alla poesia e che il confronto con altre lingue-storie-culture non possa che arricchire il nostro laboratorio. Se cerco i limiti di tale lavoro, lo faccio quindi da una posizione scomoda, con urgenza più autocritica che polemica: da amante di poesia internazionale (e quindi spesso letta in traduzione) e affascinato da ogni esercizio di traduzione poetica. Certe traduzioni più difficili mi spingono a rileggere con passione, ad analizzare e confrontare con spirito critico, diverse scelte e soluzioni tecniche quando ne ho l'occasione. Sono quindi d'accordo con un'idea di "comunicazione e interazione" e in tal senso credo che la traduzione sia un atto d'amore. La qualità del risultato dipende allora dalla "simpatia" tra poeta-tradotto e poeta-traduttore? E sta in questo rapporto misterioso il miracolo di traduzioni più riuscite di altre? E una buona traduzione è pur sempre una poesia, nel senso che dovrebbe poter stare in piedi indipendentemente dal testo a fronte? La lettura dovrebbe essere altrettanto godibile? O il fatto che una traduzione si legga con fatica, a stento, rispetto all'originale, diventa la cifra stessa dell'atto d'amore del traduttore? Ringrazio Giacomo e Paolo per la possibilità di questo confronto. Ciao, Giovanni
Caro Giovanni, poni diversi problemi.
La qualità del risultato può in parte dipendere da una utile empatia con l'autore, o da una sensibilità più o meno raffinata. Ma molto dipende da un approccio per così dire ideologico che non può essere rigido e che varia con la sensibilità del tempo. Nessuno oggi si sognerebbe di tradurre certe poesie di Stevens come faceva Poggioli, o Auden come faceva Izzo, grande anglista fautore di una traduzione "etica", fedele. Eppure la "piacevolezza" dei medesimi testi tradotti da specialisti diversi non cambia poi di molto. Segno che la poesia riesce a filtrare. Ma la piacevolezza non è tutto: Lowell che rifà Montale ad esempio non va bene. Una battuta: se una traduzione si legge a fatica può darsi che sia stata fatta con il traduttore di Google ![]()
Cari amici! che sorpresa di scoprire qhe il nostro Paolo Fabrizio ha tradotto i "Lunch Poems" di O' Hara in italiano! Che coincidenza sorprendente! "Poèmes déjeuner" sono appena usciti in Francia questi giorni. Compro subito il libro nella traduzione francese. Ma vorrei anche procurarmi la traduzione italiana di PaoloF. Spero di potere procurarmela senza troppo difficoltà. Che bel momento!
Grazie a tutti! Angèle
ciao Angèle...trovo divertente il titolo "poèmes déjeneur", mi ricorda tanto una ricetta della nouvelle cuisine francaise
![]()
Cara Angele, che splendida coincidenza... anche a me farebbe piacere vedere la traduzione francese... l'editore preferì in italiano non tradurre il titolo e lasciarlo in inglese. Io avrei voluto tradurlo in italiano e proposi varie ipotesi... ma l'editore preferì lasciare il titolo inglese. Io avrei tradotto direttamente con Magnificat, tanto per tradire e riportarmi al titolo del mio primo libro dove alla sacralità del canto si univa l'andare a pranzo, come recita il DEvoto Oli (di cui tra l'altro ho collaborato proprio all'edizione del 1995): quando è l'ora del magnificat tutti corrono a pranzo... la ritualità del pranzo come esperienza di grande condivisione con gli amici è nel testo di O'Hara, che pur sempre veniva da famiglia cattolica irlandese... sempre per le provocazioni tanto che siamo in vena, si poteva tradurre anche con Poemi conviviali... il Pascoli sarebbe venuto in soccorso a definire quell'epica quotidiana up and down New York... mi ricordo che forse ne parlai a Giovanni Giudici, che è ricordato nella prefazione.
Cari amici,
In seguito alla discuzione dell'inizio di maggio, ecco sulle mie terre una pagina consacrata al poeta Frank O' Hara, con un poema in inglese e la doppia traduzione: italiana e francese: http://bit.ly/bGJ1oa Buona lettura e buona serata Angèle |
AmministrazioneRicerca veloceARCHIVIO GENERALERecent Entries
Tagsadelphi editore, adriano spatola, alain jouffroy, alessandra sciacca banti, alessandro assiri, alessandro de caro, alfonso berardinelli, alfredo riponi, amelia rosselli, andrea inglese, angèle paoli, antologia, antonio porta, arcipelago itaca, areale italiano, arte contemporanea, avanguardia, bernard noel, bologna, camera di condizionamento operante, carla paolini, caterina davinio, chiara de luca, copyleft, corrado costa, critica, czeslaw milosz, daniele poletti, daniele santoro, danilo mandolini, davide castiglione, davide nota, derek walcott, diaforia, diego conticello, dino campana, domenico ingenito, dominique sorrente, dotcom press, ebook, editrice pequod, edizioni arca felice, edizioni arcolaio, edizioni cfr, edizioni joker, edizioni kolibris, edizioni lietocolle, edizioni oèdipus, edizioni progetto cultura, elia malagò, elisa castagnoli, emilio capaccio, emilio coco, emilio villa, Enrico Cerquiglini, enrico de lea, enzo campi, eugenio montale, eventi, fabio orecchini, federico federici, filosofia, fotografia, francesco balsamo, Francesco De Girolamo, francesco iannone, francesco marotta, francesco muzzioli, franco fortini, gabriel del sarto, gabriella musetti, gemellaggio, georges bataille, ghérasim luca, giacomo cerrai, giampaolo de pietro, gianfranco fabbri, gianni toti, giovanna tomassucci, giovanni giudici, giovanni raboni, giuliano ladolfi editore, giuseppe samperi, giuseppe scapucci, haiku, hanno detto..., HOMEWORKS, ibrid@menti, ibrid@poesia, il foglio clandestino, incerti editori, inediti, italo calvino, ivano mugnaini, jane kenyon, john taylor, l'impero dei segni, lampi di stampa, la vita felice, le voci della luna, lorenzo mari, lorenzo pompeo, lucianna argentino, luigi cannillo, luigi di ruscio, maalox, maeba sciutti, mambo bologna, marco saya editore, maria pia quintavalla, marina pizzi, mario fresa, marsiglia, martha canfield, massimo pastore, matteo fantuzzi, matteo veronesi, maura del serra, maurizio cucchi, michel deguy, mostra, nanni balestrini, narda fattori, natalia castaldi, nathalie riera, news, note acide, noterelle, oboe sommerso, olivier bastide, palazzo albergati, paolo fabrizio iacuzzi, parole in coincidenza, paul celan, pensiero, piero bigongiari, pier paolo pasolini, pisa, pisa university press, pistoia, poesia, poesia americana, poesia di ricerca, poesia francese, poesia inglese, poesia ispanoamericana, poesia italiana, poesia lirica, poesia multimediale, poesia polacca, poesia spagnola, poesia sperimentale, poesia surrealista, poesia tedesca, poesia visiva, poetica, poeti dell'est, poetry slam, politica fragmenta, premio il ceppo, prufrock edizioni, puntoacapo editrice, questionario, raffaelli editore, raymond farina, recensioni, riflessioni sull'arte, riletture, rita florit, rita pacilio, riviste, roberto ceccarini, roberto veracini, roland barthes, rplibri, saggio, salvatore della capa, sandra palombo, scriptorium, sebastiano aglieco, semiologia, stefano guglielmin, stefano lorefice, surrealismo, t.s.eliot, teresa ferri, tradizione, traduzioni, transeuropa edizioni, ugo magnanti, umberto saba, valeria rossella, valerio magrelli, valérie brantome, video, viola amarelli, viviana scarinci, wallace stevens, wislawa szymborska, zona editrice
|