Sabato, 20 febbraio 2010
H.C. Ten Berge, uno dei più noti autori olandesi, è nato ad Alkmaar nel 1938. Al suo attivo numerose opere, tra cui anche una traduzione dei Cantos di Ezra Pound. Nel 2006 ha vinto il P. C.Hooft Prize, il più prestigioso riconoscimento letterario olandese. Pubblico qui, nella traduzione di Karin van Ingen Schenau e Maurizio Cucchi, una interessante sequenza poetica, "Sulla lingua", in cui la "fisicità" concettuale diventa metafora dello stesso linguaggio della poesia. I testi originali sono stati omessi per difficoltà tipografiche, ma sono a disposizione di chiunque li richieda.
Sulla lingua
I
Tutto ciò che si pronuncia o deglutisce ha dormito accanto all'organo di senso che non tollera la luce e dietro denti finti o fissi un’esistenza carnosa nelle tenebre conduce
e dopo che a parlare ha imparato si fortifica man mano nel suo dire
la bocca conferisce alle parole un colore mimetico di semplicità che poi per così dire dà corpo a poesia
II
Poesia è esistente quando corre sulla lingua
vive di voci che sono prese di continuo nella bocca
la lingua che tocca la parola nei suoi più teneri tessuti porta come genitale il verso per un attimo fuori di senno
III
Pesce in una chiusa tra dentro e fuori
lumaca senza casa dorme sotto il palato
criceto che conserva il seme del linguaggio nel sacco della bocca
IV
La bocca si apre come una scatola d'oro la lingua gira, nuota e trasmette le parole a intervalli
amore e poesia sono sempre confessati con le labbra
ciò che è maturato fra capo e culo come reazione chimica prende corpo quando è sboccato in una frase
amore e poesia sono perciò confessati con le labbra
la bocca si apre come una scatola d'oro la lingua gira, nuota e trasmette le parole a intervalli
V.1
Una schiava, una frusta, una bavosa nel regno semiacquatico di membrane, sputo, muco dietro palizzate appannate
fra chiaro e scuro si agita senza tregua nei bassifondi o sonnecchia sul respiro che di continuo la sfiora
V.2
Benché accarezzata dal cibo a volte appare morsicata, fa dire
ciò che altrimenti è taciuto, frusta ciò che non le piace
scioglie le lingue ma rimane inchiodata nella casa di passaggio, impotente, dove tutto è madido, bacia il verde di dietro dei denti
V.3
mi servo della bocca e dimentico la schiava che nutre i miei pensieri
lecchina costretta irrimediabilmente maestra asservita della mia bocca
V.4
se parlo mentre mangio sente come pane e parola fanno l'amore nel suo porcile
grufola bramosa fra di loro - porchetta flessibile, compiaciuta voltandosi nella pappa
Ma nessuna lingua biascica l'amore a lungo
quando la frase è pronta il pane spoglio, caccia fuori un groviglio di parole ingoia il boccone masticato
VI
Non è più senso dell'immagine ma immagine dei sensi
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