
La messa in scena del vuoto
In quelle traiettorie, eventi.
La messa in scena del vuoto, la souplesse
con cui lo splash diventa
immodificabile cristallo.
Non c’era - oltre - necessità di noi.
Non c’era, allo sguardo, alla calura,
che il casuale esporsi di due
a un momento limite,
tra linee orizzontali e fughe.
Chi guarda, chi scompare,
gli alberi che attingono ad un più alto cielo,
il congelarsi dell’aria in doppi azzurri
e riflessi di spigoli
contro un qualunque pomeriggio.
Nessuno si accorge che ce ne siamo andati,
disincarnati corpi, àliti,
individuali memorie d’un istante,
rappresi oltre la gravità di spruzzi
come effetti
del liberarsi d’un peso
d’un pensiero...
mag. ’09, inedita
Se l'acqua fosse un corpo opaco
il cerchio il flutto
la stessa immagine ripiegata
ad organetto.
Nessuno specchio, forse una carta
liquida, un disegno d'onda
a muovere alla sponda ciuffi d'erba...
Né sole né luna.
Scompariresti, tuffandoti?
nov. ’89, da La ragione di un metodo, Lulu.com
nell’illustrazione: David Hockney, A bigger splash, acrilico su tela, 1967 - Tutti i diritti riservati