Lunedì, 13 aprile 2009Ritorno: un video di Marcantonio Lunardi, una poesia di Yahya Kemal BeyatliTrackbacks
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Quanta tristezza traspare da questi bei versi... E il video rende perfettamente l'idea del viaggio verso l'ignoto in una coltre buia...
Un bel video che avevo visto già su facebook e che avevo apprezzato moltissimo, tanto che mi aveva spinto a contattare Marcantonio per avere 'consigli'. Mi ha restituito poeticamente una città che amo molto. Mi fa piacere ora ritrovarlo qui, a 'casa' di un comune amico. Cari saluti ad entrambi.
tutto ben assemblato tanto da far diventare il testo un basso rilievo...
grazie della proposta, Giacomo
dalla nota editoriale del libro:
Yahya Kemal Nostra celeste Cupola a cura di Giampiero Bellingeri ISBN 88-86480-44-X pp. 260 - Euro 13,00 Quello di Yahya Kemal Beyatli (Skopje,1884 - Istanbul, 1958), è l'itinerario creativo di un poeta turco, sui passi calcati fino a radicarli nell'ideale terreno della Nazione, guidato all'abbraccio immenso e intimistico, geloso quando non esclusivo, di una Celeste Cupola. Volta tersa di cielo, sostenuta dall'architettura dell'edificazione morale, estetica, che lo spirito ricama e decora specchiandosi nell'aria di un "clima". È l'atmosfera inspirata dalle generazioni di una "razza" effusa, plasmata sul suolo palpabile, fertile, predeterminante. Col che già si annuncia il soffio acclimatato della storiografia, oltre che della poesia, ottocentesca francese. Yahya Kemal vive infatti a Parigi dal 1903 al 1912, dove legge Leconte de Lisle, Heredia, Banville, Moréas, Baudelaire, e Michelet, Jullian, Barrès. Rientra a Istanbul, e riporta in patria un'intonazione "ottomana", imperiale, restituita alla nuova poesia turca, nel travaglio della fondazione della Repubblica, rivolta all'Europa, distolta alla tradizione, con ferite profonde che i suoi versi provano a lenire, cantando le glorie trascorse. In questo procedere, segue anche i primi cimenti poetici di Nâzim Hikmet. È una voce educata a cogliere in Occidente e a trasmettere a Oriente inflessioni familiari (per lui, e per noi), che incoraggiano e illustrano la Nazione in cerca di identità, con la quale il Poeta si identifica, sotto questa "Nostra Celeste Cupola".
Grazie a tutti per le belle parole.
Devo ringraziare Giacomo per avermi ospitato in questo bellissimo blog. Sono imbarazzato ad essere vicino di riga a nomi famosi della poesia e delle lettere. La videocreazione, se legata ad una composizione letteraria e poetica, deve partire da un'emozione, da quella leggera frattura che si crea nello scorrere quotidiano del tempo attingendo da quel lato visionario che tutti noi abbiamo. Istanbul è una città dove ho lasciato una parte di me, un frammento del mio cuore, un'esperienza importante che continua con energia grazie ai legami che ho con i fratelli e le sorelle di questa bellissima città. Colgo l'occasione per ricordare Battal Ozservet che mi ha accompagnato nella conoscenza di una cultura magnifica e stimolante. Un abbraccio a tutti e un salutone a Bianca
anch'io ho un gran ricordo di Istanbul, città fantastica...
in quanto alla videopoesia, o poesia multimediale o quel che volete, ormai è uno dei linguaggi possibili della poesia, anzi molto promettente. Senza naturalmente voler tralasciare la buona vecchia parola scritta.
Non ho capito cosa avete inteso voi di questa poesia, ma dietro ha una storia abbastanza triste e soprattutto è una poesia che rappresenta a grandi linee la morte. Bisognerebbe anche descriverla un po', perchè così è un po' spenta.
Comunque rende di più in turco, come del resto dovrebbe essere un'opera nella sua lingua originale ![]() La traduzione è abbastanza ottima!
cara Aurora, una poesia non dovrebbe avere bisogno di essere "descritta". Si può prenderla come una vera partenza o come una metafora della morte, ma ognuno deve "sentirla" come può.
Sono contento che tu trovi la traduzione "abbastanza ottima". Saluti |
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