scém|pio s.m. LE
1a uccisione violenta di persone, spec. in gran numero, massacro: lo strazio e ’l grande s., | che fece l’Arbia colorata in rosso (Dante)
1b l’uccidere brutalmente qcn., l’infierire sul corpo di qcn. in modo spietato: mostrava la ruina e ’l crudo s. (Dante)
1c fig., afflizione, tormento: ben che ’l mio duro s. | sia scritto altrove (Petrarca)
2a CO deturpazione di un ambiente naturale o urbano
2b CO grave danneggiamento di oggetti, suppellettili e sim.
3 CO fig., il sottoporre un’opera altrui, spec. letteraria o musicale, a tagli drastici o a modifiche tali da stravolgere l’ispirazione dell’autore
(http://www.demauroparavia.it/).
Spesso l'indignazione è fonte primaria della cosidetta poesia civile. Ne costituisce il valore aggiunto e talvolta il limite. L'urgenza del dire a volte confligge con la resa poetica e il dettato si avvicina a una modalità fàtica, prosastica, tendendo al genere letterario dell'invettiva, a volte invece trova strade in cui il linguaggio connotativo poetico si esplica pienamente. In ogni caso ha il grande merito di gettare uno sguardo coraggioso sul mondo, uno sguardo di resistenza e reazione. Pubblico qui un poemetto/pamphlet di Lorenzo Pompeo, già presente su Imperfetta Ellisse, non solo come poeta ma anche come traduttore di poeti dell'Est, il quale afferma: "Fino ad oggi mi sembrava che in questi tempi così funesti non fosse possibile scrivere, perché la realtà attuale è troppo triste e il suo riflesso non potrebbe che essere anch'esso triste. E poi è difficile scrivere sotto la pressione dell'indignazione, che in questo momento ruba le parole e invade l'immaginazione. Ti mando questo poemetto, "lo scempio", che ho scritto di getto. Mi sembra che sia l'unica cosa che posso scrivere in un momento come questo".
LO SCEMPIO
Un gas lacrimogeno-esilarante corrode la struttura,
polverizza gli scheletri lentamente,
ma facendoli ballare e divertire,
sangue caldo sul marciapiede
che scivolando sulle macchie d’olio
cola nelle viscere calde della città
dove i ratti festeggiano e ringraziano
- Il banchetto è per tutti, su, scendete!
Fastidiosi sciami di zanzare, gli insulti
regnano sull’asfalto e se lo contendono
con i loro grugniti, guaiti, latrati, ruggiti.
la muta e gloriosa indifferenza non si stacca mai dai muri
è incollata come i cartelloni della pubblicità.
e l’apparato digerente consuma tutto questo,
lo rivolta, lo rimescola coi propri acidi,
lo culla nel proprio ventre
come un feto nella pancia della mamma,
perché nulla si distrugge e tutto si trasforma
- ma ovviamente solo nello stomaco,
per poi scendere lentamente nell’intestino
dove rimane per giorni, anni, secoli,
dove viene lentamente filtrato, distillato
e in buona parte consumato
da piccoli e parsimoniosi esercizi quotidiani
da tutto questo insieme di circostanze,
che non stanno a dimostrare niente,
che vagano senza direzione e senza scopo
lungo il maestoso fiume del tempo che scorre
inesorabilmente verso le secche,
mentre lo sguardo di un giocatore di scacchi
eternamente incerto lo accarezza
e il futuro è volato via, altrove,
in un luogo dove l’aria sostiene le sue ali
e dove le piante non si nutrono della putrefazione.
La desolazione festosa, l’allegria mortale e fervida
canta ogni mattina come usignolo
il rinnovato miracolo del nuovo giorno
che cresce mostruosamente, dilaga, trabocca,
si invischia,si avviluppa, si avvolge e si attorciglia,
per poi lacerarsi, frantumarsi, sbriciolarsi
cadere nella polvere, che giace nel vento caldo
come un bambino che dorme nella culla
e volare, viaggiare nello spazio cosmico,
tra relitti, antiche regge e piramidi.
Tutto questo è lo scempio,
un eterno e lento consumarsi che è sistema,
un pappagallo che ripete “vivere è morire”,
la maschera colorata di un crudele rituale.
Celebrate il vostro scempio!
Scendete nelle strade e nelle piazze,
e poi ancora più giù, nelle cantine e poi nelle fogne,
immergetevi nelle radici dello scempio,
lì dove braccia e gambe si staccano, cadono,
dove le ali si spalancano per simulare il volo,
lasciatevi trascinare da questa onda putrida e calda,
da questo confortante smog pieno di tenerezza,
da questo mare di dolci melodie
che ogni giorno cantano con voce suadente
l’inno alla gloria dello scempio!