Martedì, 24 giugno 2008
Una selezione esigua e arbitraria di un libro invece importante, complesso e ambizioso, linguisticamente affilato e a tratti esoterico, sostenuto da una spessa cultura che la bella e cospicua postfazione di Matteo Veronesi giustamente richiama. Giuda emblema laico non solo del supremo tradimento ("e insieme strumento occulto e assurdo della salvezza" dice Veronesi) o del tradimento che per vie occulte disvela una ragione più alta ma anche del silenzio definitivo dell'uomo, appeso al proprio destino come ad un albero, di fronte a un mistero a cui fa da specchio il silenzio del mondo e della natura.
Per un'idea più ampia del libro si veda anche il bel post, con i relativi commenti, su La Poesia e lo spirito (qui), a cura di Francesco Marotta, che riporta anche un estratto della postfazione.
Lorenzo Carlucci, da Ciclo di Giuda e altre poesie, L'Arcolaio 2008
da Ciclo di Judah - I. Ciclo
Vai a dire al pazzo
che è sotto il sicomoro:
- tu non avrai mai frutti
se tu non lasci i denti
al posto delle note, i pochi,
su questo liuto intatto
esultano le dita nel tremore
e poi le labbra
nell'immobilità
collo di donna lungo
lontani, e via, sui campi
aperti innamorati
senza pensiero come i contadini
e con le lacrime
divantano gli amanti
maturi e poi innocenti
[lontani, e via, sui campi aperti
innamorati come i contadini
senza pensiero e con le lacrime
diventano maturi
e poi innocenti]
va' a dire al pazzo sotto a quel sicomoro:
- Collo di donna è lungo!
bambina bionda che
traballi sui piedini
corri vai a dire gioia
gioia e dolcezza a lui
al musico felice solitario
vai mio uccellino e porta
le note silenziose
al musico soltanto
al musico cretino
- Sarai un frutto d'albero
uh vedi come la ripete
la nota sua la sola
la scena ricomincia
la mano scende giù
sopra le corde intatte
va a lui la ragazzina
lui fa un sorriso
giovane
Va', e dici
come distratti restano notizia e l'ambasciata
quando l'ambasciatore è assorto in sua funzione
l'intreccio delle piante è niente
niente del cùculo
l'alta ripetizione
niente il giochetto gioco
Oh, niente,
è la rivelazione del cucùlo!
- Guardalo come suona sotto i rami!
Guarda di nuovo e fissa
gli occhi tuoi contro la
forma solinga d'uomo
la mente umana, umana
e l'umanesimo dell'erba
di polvere poesia dimenticata
sabbia sottile e pure
e qui e qui e qui
e pure
dita contratte che non lasciano la presa
sull'armonia dei campi e sul gioiello
masticato
e gli occhi quelli!
i denti sbriciolano gli smeraldi
tra brocche rotte
boccone d'ente, "determinato"
un boccone e senza fiato
da Ciclo di Judah - II. Rosarium
dopo non sarai più commemorato
un angoletto del pensiero nero
ha aperto la tua solitudine
di spiga
restare ignoto
parola da non dire
l'ombra ti fa sgusciare nella scarpa
il serpentello della negazione, e ride.
da Ciclo di Judah - V. Pellegrinaggio
(alba)
Primo pellegrino. il corpo morto Judah ha riassorbito l'ombra
l'attore ha detto morte della notte
tira il sipario al cielo il giocatore
siccome fanno i teneri gabbiani
al limitar della riviera
modificando coi loro tornamenti
le partizioni candide dei cieli.
da La Tela Rossa
sonno nel prato
piccolo uccello nero, mio fratello,
che coi tuoi gridolini pieghi l'aria,
chiami a raccolta le tue femmine del cielo.
le femmine di terra, invece,
facendo jogging evitano i lacci
le trappole dei piccoli scoiattoli.
qui è sempre qui
ed io son qui
steso tra l'erba fresca.
quella si porta in testa il cielo, il nero,
riannodato in trecce.
cammina sopra i trespoli piccini
come un acrobata in miniatura.
noi come scimmie giochiamo con i segni,
con le scimmie.
cotùrno, scarpa da poche lire,
scarpa bianca del piccolo negozio!
la porta incosciente una ragazza nera
la porti tu, mio amore, che stai a casa.
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