Sabato, 21 giugno 2008

Queste due poesie, affisse su un muro di Pisa, precisamente in Via S. Francesco, hanno attirato la mia attenzione qualche giorno fa. Le trascrivo qui. Una, quella di sinistra, è un bel testo di Massimo Gezzi, l'altra, a destra, - un sonetto "urbano" -, è anonima o meglio è attribuita a una identità collettiva di nome Gruppo h5n1 (gruppoh5n1.blogspot.com), la cui filosofia è così riassumibile: "La ricerca letteraria del gruppo vuole definire una “poetica d’amuro”, in cui i temi delle poesie non si infrangono nel lirismo autoreferenziale, ma cercano di raccogliere le meraviglie e le ansie che popolano strade e città: le attese, i viaggi, gli spazi, le notti, le donne del primo mattino". Nume tutelare è Italo Calvino.
A DISTANZA DI MURI
Io sono diviso da un muro
dal cortile del palazzo che scende
in verticale e fa da specchio
alle finestre delle case,
alle voci della gente
che le abita, custodendovi
il piccolo mistero di una storia
come tante - ma sapere
a che volto corrisponde
quella grana della voce, che tanfo
di sudore viene fuori
dalla minima finestra del bagno, di sera,
che tipo di biscotti si nasconde
nella piccola credenza che si scorge
poco sopra il lavandino, nell'interno
al piano di sotto - se si amano davvero
i due giovani inquilini del sette,
cosa sperano, quante volte hanno temuto
di perdere la strada. E poi come hanno fatto,
in quale grondaia hanno sentito
il ritmo asseverante della pioggia.
Che hanno decifrato in quel respiro.
Che cosa hanno capito.
(dalla rivista "Ore piccole" - Massimo Gezzi)
demofobia del buio medesimo
L'ombra sono ciglia strette dal vento
in un sonoro mezzogiorno, mani
che tastano quando il sole s'è spento,
le pagine fuse della Treccani.
Mentre l'elmo dell'aere si infetta
di stelle, l'ombra scaccia la cura
verso cefèidi di pelle ceretta:
la luna è il varco dentro le mura
in cui liberare l'olio cocente.
Il buio evade le folle ululate,
s'appiattisce nella città ingombra
di fiori, abbandona la gente
che ciancia: le parole pronunciate
non sono mai state degne di un'ombra.
(gruppoh5n1.splinder.com)
note:
1 - il richiamo dell'attenzione: le due "cose" erano indiscutibilmente "poesie". La poesia ha una forma? E' - prima di tutto- questa formattazione "a bandiera", con tutte queste righe allineate a sinistra e fluttuanti a destra? Sappiamo che non è così in assoluto ( v. poesia visiva, v. Apollinaire, futuristi, avanguardie ecc.), e gli stessi anonimi usano "forme" diverse, ma è così nell'immaginario collettivo medio (ammesso che esista questa categoria), e su questo l'azione in genere fa affidamento.
2 - affiancamento (in questo caso) di anonimato e attribuzione. Abbastanza singolare, sembra contraddire la natura stessa di questa azione poetica. Se della stessa mano, è forse per dire: scrivo questo ma mi associo a quello che dice anche Gezzi, mi piace, corrisponde alla nostra poetica ecc.; qualcuno potrebbe aver aggiunto il secondo testo, magari per dire sì, va bene, ok, ma la vera poesia è quest'altra...escludo comunque che Gezzi sia venuto a Pisa per attaccare una sua poesia a un muro. C'è da aggiungere che l'anonimato non è completo, si diluisce, perchè comunque si rifà a un'identita condivisa in cui l'autore si riconosce, ma anche, in parte e per affinità, a una identità certa, quella di un autore, di cui ci si prende la briga di trascrivere un testo per poi "pubblicarlo" sul muro.
3 - oltre il copyleft: la poesia è un genere distribuibile a piacere, anarchicamente (come direbbe il mio amico Di Scalzo), con ogni mezzo, una volta capito che con la poesia, salvo casi eccezionali, non si diventa ricchi e nemmeno appena appena famosi. La poesia è anche, con i mezzi più disparati, riproducibile a piacere, molto di più che con l'editoria classica e oltre le intenzioni di Benjamin. Il passo successivo all'autoproduzione, compresa quella in cui si paga l'editore per pubblicare, è non solo il download gratuito, ma anche l' "abbandono" dell'opera, anonima o no, al suo proprio destino, sia esso un muro esposto alle intemperie (e alle intemperanze) o la sala d'attesa di una stazione ferroviaria. In altre parole, la filosofia del bookcrossing applicata non da lettori all'opera di altri, ma da autori alla propria.
4 - la qualità dei lavori prodotti: bè, questo è un altro discorso...diciamo che è abbastanza varia, potete farvene un'idea leggendo il primo libro uscito dall'esperienza del gruppo, scaricabile qui.
(foto G. Cerrai)
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