Jane Kenyon
(1947-1995) e' nata ad Ann Arbor nel Michigan e ha frequentato l’universita' del Michigan dove ha conseguito il Master of Arts nel 1972. Nello stesso anno ha sposato il poeta Donald Hall, suo insegnante all’universita', e insieme sono andati a vivere a Wilmont nel New Hampshire, terra d’origine del marito. Sebbene la Kenyon abbia felicemente descritto la sua vita nel New Hapshire rurale, come nel suo primo libro Let Evening Come pubblicato nel 1990, ha sofferto per gran parte del suo matrimono di una grave depressione e le sue ultime poesie, come quelle qui pubblicate, descrivono la sua lotta contro di essa e contro la leucemia che la portera' alla morte nel 1995.
Di Jane Kenyon colpisce l’aderenza alle cose e al senso che ne deriva, la profonda umanita' anche di fronte alle avversita' che la vita presenta. John H. Timmerman, autore di una sua biografia critica, afferma: “La spiritualita' di Jane non era mai un mezzo per sfuggire all’esistenza. Al contrario, le consentiva di abbracciare la realta' con tutta la sua risoluta bellezza e la sua invadente sofferenza”. Cosa lei pensasse del poetare e' chiaramente espresso nella risposta che la Kenyon dette ad una domanda dello stesso Timmerman: “Il lavoro del poeta e' di dire la verita' e nient’altro che la verita', in un modo cosi' meraviglioso che la gente non possa vivere senza di essa; di mettere in parole quelle emozioni che noi tutti abbiamo che sono cosi' profonde, cosi' importanti e tuttavia cosi' difficili da chiamare per nome. Il lavoro del poeta e' scoprire un nome per tutto: essere un impavido ricercatore del nome delle cose; essere un difensore della bellezza del linguaggio, delle sottigliezze del linguaggio. Penso che sia una materia davvero seria, l’arte; non e' solo ornamento. L’altro mestiere del poeta e' consolare di fronte all’inevitabile disgregazione del decadimento e della morte, tutte le dolorose cose che dobbiamo affrontare come esseri umani. Noi abbiamo la consolazione della bellezza, di un’anima che si espande verso un’altra e dice “Anch’io sono stata la' ”.
Jane Kenyon - Fare i conti con la malinconia (trad. G.Cerrai)
L'edizione originale di "Constance" e' reperibile qui