Dire, tacere…
guardando fuori, come replica.
Quinte, sipari
aria di tosse densa
la nottata. Affermi con molta convinzione
che sarai sola non rispondo
aggiungo solo al solo
per pigrizia o assorto da un vento
che schiocca insolito i lenzuoli.
Da quassù da questa lontananza
diventa una visione rovesciata
e minore come una costa
che s’allontana e ingrigia.
Dovremmo stringere le palpebre
fare del silenzio dita sulla nuca
agitare un saluto
perché tutto, qui, rimpicciolisce.
Dovremmo negare le stelle
rimaste alle facciate come ex voto
post-industriale, dire
che la festa è finita..
C’è in effetti un’aria così feriale
di quaderno dei compiti arricciato.
Ma il soliloquio interiore
dice altrimenti, se solo avesse modo
di disserrare i denti,
con dita forti,
o gli occhi…