Sabato, 29 giugno 2013
Mi prendo qualche giorno di pausa. Il blog idem. Se però avete voglia di spigolare tra gli oltre 650 post pubblicati finora, sono sicuro che troverete qualcosa di interessante che forse vi era sfuggito o che vi piacerebbe rileggere. Per farlo potete dare un'occhiata all'archivio generale QUI. A meno che non abbiate cose più interessanti da fare, come altresì spero. Hasta luego amigos.
Venerdì, 28 giugno 2013
Gabriella Montanari – Arsenico e nuovi versetti – La Vita Felice 2013
Il lavoro poetico di Gabriella Montanari, Arsenico e nuovi versetti edito da LVF 2013, raccoglie versi e note in prosa in cui il pensiero diventa
trasgressivo e impegnativo evidenziando, con spiccata consapevolezza, i segnali, spesso ambigui, emanati dalle personalità complesse degli esseri umani. Lo
stile ischemico e lancinante del verso poetico mette in relazione il rapporto dell’ego con l’inconscio partendo dalla ricostruzione della storia universale
come oggetto di ripensamento. Sicuramente è ingombrante riattivare il transfert con il proprio passato e/o con il presente che si vorrebbe rigenerare. Il
processo inevitabile di trasformazione riconosce, quindi, l’accettazione di tutto, nonostante l’autrice sia intenta a discernere e a sezionare la
molteplicità dei significati dell’esistenza per arrivare a concepire il Sé come esigenza di affermazione dell’identità globale. Il contesto societario ci
impone archetipi, ruoli, abiti da indossare che spesso detestiamo perché difficilmente integrabili con la nostra immagine innata: qui l’urgenza di
decifrarli e riformularli affinché non sfuggano incognite e materialismi squallidi da ripulire, convertire. Viene separata la realtà dall’irrazionale con
maestria e senza falsi moralismi denunciando l’incoerenza, la debolezza umana, l’intolleranza, la violenza sublimata o occultata, il vizio, lo stereotipo.
I contenuti collettivi vengono trascritti su un terreno simbolico che ha la sua chiave di lettura nella psicologia analitica. Alcuni sintagmi, forti e duri
nell’estensione e nel contenuto, informano e sostengono il rinnovamento della forma e della disciplina del bisogno come punto di osservazione da cui
partire per sfidare ogni certezza, ogni dogma preconfezionato, per smussare i paradigmi etichettati. Le allusioni e le incitazioni forniscono una
trasfigurazione del reale che per molti aspetti è fortemente deturpato dai pregiudizi sociali. La lotta è contro l’impietosa indifferenza dell’uomo che
resta impotente di fronte alle miserie umane, quelle trafugate. L’autrice diventa un corpo/motore che suggestiona, seduce, parla in modo originale
e schietto, si avvampa senza pudori, accusa implacabilmente i limiti del mondo perché vuole suggerire alla mente umana di aprirsi allo spostamento delle
energie e di non sottrarsi alla nudità. (Rita Pacilio)
Continua a leggere "Gabriella Montanari - Arsenico e nuovi versetti, nota di Rita Pacilio"
Venerdì, 21 giugno 2013
A. Gloria Marigo per DANZA DI NERVI di Gianluca Conte - Lupo Editore, 2012
In epigrafe a Danza di Nervi – Lupo Editore 2012, Gianluca Conte pone una riflessione insie me oblativa e assertiva che dichiara il composito
orizzonte – persone care, sconosciuti, accadimenti, problematiche sociali, natura - dal quale estrarrà materia per la poesia, comporre la terza raccolta
che manifesta la forte presenza dell’elemento etico, quale connotato che informa la partecipazione del poeta al mondo come un attraversamento, meglio, un
viaggio che si contamina delle cose della vita, che non lascia spettatore neutrale, ma provoca un ventaglio di sentimenti che passano dalla commozione,
attraverso la compassione, all’indignazione nello specchio della responsabilità, poiché è in questo elemento – insieme con l’altro della dignità - che ci
si può presentare nel mondo, farne parte: - Carne viva o materia inerte,/la scelta è tua – ho sentito dire./ pag. 25 -
- Io pianto radici nella strada, dove non cresce/niente./Io decido i giorni, spire come serpi antiche/perso in androni privi di pietà./ pag. 19 –
E’ in questa lirica di apertura che l’io lirico coincide con l’io dell’uomo e la forza del pronome di prima persona esprime tutta la potenza di una
affermazione che non lascia ombre sull’operare, né sulle intenzioni, né sulla visione del mondo che si manifesta come attraversamento – “strada” -
del “niente” o luogo dalle forme velenose e archetipe o scalzato da ogni conforto umano.
Intrapreso il viaggio, inevitabile è l’incontro, il trovarsi con l’altro, vedere, cercare la prossimità o la distanza, percepire il tempo ineluttabile nel
suo sovrastare ogni fatto e affetto, constatare che lo spaesamento è reale, non una dissertazione per intellettuali. Contemporaneamente il poeta denuncia
la desolazione dello stare, poiché qualcosa stride, qualcosa viene a mancare o non si compie e nulla può essere condotto a misurazione, giacché sembra
vigere su tutto il segno dell’inafferrabile, della mancanza di ragione: - Qui la notte taglia il giorno di traverso/nelle nebbie appese ai muri/nei treni cigolanti/nelle storie finite male/nei contorni mai tracciati//
pag.21 –
La vis poetica di Gianluca Conte si fa prossima a certi metafisici – Montale, Eliot – poiché il verso scarno, libero, con l’interna musicalità che inerisce
all’affermazione di Schönberg "nella musica non c'è forma senza logica e non c'è logica senza unità”, la predilizione per la parola assoluta, i rarefatti
aggettivi, gli ossimori, gli incipit fortemente assertivi ( Ecco il lamento…pag.24 – Oggi pianto…pag.26 – Io sono la paura…
pag.27- C’è una linea… pag.28 – E’ il verme che c’è… pag.29 – e molti altri) scolpiscono una raccolta in cui il connotato estetico non
risolve la domanda della bellezza formale, superandola e coincidendo con la valenza etica, consegnandoci la presenza della creatura umana quale “stella di buio” pag. 60 - e “tutto e niente” pag. 61 – per concludere con la bellezza essenziale di Tu non sai/della solitudine che avvolge./Sarà poco il soffrire/e inutile la pena,/com’è poco/il darsi al Nulla. Pag. 36 –
Il Poeta ci indica con la forza assertiva della sua parola, con la scarnificazione del verso, con alcune liriche prossime agli epigrammi che l’unico modo
di stare nel mondo è di essere uomini etici, portatori di un sentimento e una ragione il cui incontro è morale. (Adriana Gloria Marigo)
Continua a leggere "Gianluca Conte - Danza di nervi, nota di A.G. Marigo"
Mercoledì, 19 giugno 2013
Daniele Santoro ha pubblicato sul n. 55 della rivista "I fiori del male" (Maggio - Agosto 2013) una sua lettura della mia piccola raccolta "Camera di condizionamento operante", edito da L'Arca Felice nel 2009. Una recensione precisa e acuta, in cui Daniele, che ringrazio sentitamente, ha colto molti punti essenziali. Ricordo agli amici che seguono Imperfetta Ellisse che è possibile scaricare una copia digitale (in formato epub o pdf) dall'area download (v. barra laterale destra). Non so se l'editore dispone ancora di qualche copia cartacea.
Giovedì, 13 giugno 2013
Una poesia, quella di Raymond Farina, all'insegna della leggerezza. Tanto leggera da apparire ad un lettore superficiale (come mi è accaduto di verificare personalmente) poco "sorprendente". Una leggerezza però che, parafrasando Kundera, serve per sopportare l'insostenibile pesantezza dell'essere e di cui non è difficile, per noi lettori italiani, trovare echi illustri nella nostra letteratura, per i suoi tratti ermetici e crepuscolari, per il suo senso dell'indefinitezza, il vago in cui il poeta non cessa di ricercare indizi di senso anche attraverso delicate metafore, quei segni e quelle cose che, come mi diceva l'autore in un messaggio, sono "enigmi che noi siamo per noi stessi", rebus di senso. Tuttavia è bene non lasciarsi sviare da questa prima annotazione: l'attenzione, ad esempio, che Farina ha per tutta una fenomenologia "minuta" della natura, per aspetti anche "atomici" che potrebbero ricordare Lucrezio più che Virgilio (qui c'è poco di "georgico", per fortuna), quel "filo su cui vibra tutta la vita", questa attenzione è tutt'altro che lieve, non è affatto svagata o romantica, è anzi fittamente meditativa e a tutti gli effetti religiosa, di una religione però in cui l'uomo non è il consegnatario del creato ma solo uno degli abitanti di esso. In questo essere "dentro" l'esistenza e l'esistente si stabilisce perciò un rapporto ontologico, per quanto ancora misterioso, con le cose. Le cose, alla fine, traggono il loro fascino dal loro lato incomprensibile, non hanno bisogno di essere spiegate, e perciò il linguaggio diventa "comune", per quanto con stupende invenzioni poetiche come "gli insetti cirillici nel sistema del ragno" o la macchia di vino sulla tovaglia che diventa, come in una surrealistica versione del quadro di Brueghel, il punto in cui Icaro si è inabissato. E' proprio questa "chiarità" del linguaggio che paradossalmente invita a ritornare sul testo, anche nel tradurlo, a rileggerlo come se si avesse sempre l'impressione che la semplicità nasconda (come in effetti è) una porticina nascosta, un varco verso la comprensione del perchè siamo qui. Con un altro altrettanto apparente paradosso la raffinatezza di pensiero e di formazione che sta dietro questi versi e che tende a non mostrarsi conduce, oltre che alla scelta stilistica felicemente "tradizionale", ad un approccio quasi anticulturale ("la saggezza è laggiù / lontana dai libri / concreta e azzurrina"). Del resto, si dice dalle nostre parti, impara l'arte e mettila da parte. Il poeta si defila, non ha da dimostrare né quel che sa né quel che è. Deve soltanto mostrarci come "restituire al sole / i suoi riflessi / solo con lo /sfiorare / la caraffa". (g.c.)
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Mercoledì, 5 giugno 2013
"Autoritratti, iscrizioni al femminile nell'arte italiana conte mporanea " (al Mambo di Bologna, maggio-settembre 2013) - una nota di Elisa Castagnoli
“Autoritratti” è un progetto collettivo nato alla galleria d’arte moderna di Bologna dalla collaborazione di 42 artiste e diverse curatrici per presentare
una ricognizione, uno spaccato del rapporto tra donne e arte in Italia negli ultimi decenni. Una molteplicità di posizioni e di pratiche artistiche,
attraverso diverse tematiche e le più svariate modalità espressive- pittura, video, installazione, fotografia- percorrono strade proprie per iscrivere la
differenza significante di un’arte, d’ una modalità del fare artistico che parta da un punto di vista specificatamente femminile. Centrale resta il tema
della ricerca o della definizione d’un identità personale e di genere soprattutto in relazione alle modalità sociali o estetiche esistenti, implicito nella
scelta del titolo “autoritratti” articolato attraverso una serie di proposizioni multiple, individuali, diversissime tra loro. Autoritratto è immagine del
sé, immagine pensata o interrogata a partire da un punto di vista interno al femminile che implicitamente rovescia, decostruisce o ironicamente deride una
serie di proiezioni, stereotipi o posizioni che oggettivano il soggetto “donna” a partire da un punto di vista a lui estraneo, sia essa la veste ideologica
che lo comprime dentro il rituale sociale o lo sguardo oggettivante, maschilista, repressivo e dominante della rappresentazione storicamente in atto. La
diversità delle pratiche artistiche qui presentate è riconducibile dunque al progetto comune di trovare una propria visibilità identitaria e artistica
attraverso una modalità differenziale del fare arte espressa da artiste donne, capace di esercitare un impatto sulle forme e le estetiche dominanti negli
ultimi decenni. L’esperienza corporea, la centralità d’un sé corporeo e performativo diventerà sempre più centrale in queste proposizioni come spazio di
visibilità o di interrogazione del sé , implicito luogo d’auto-coscienza o forse solo di indagine e di sconfinamento sulle possibilità e i limiti della
soggettività femminile.
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