Mercoledì, 28 ottobre 2009
Vladimír Holan ([Boemia] 1905\1980) è creatore di una poesia di ardue visioni interiori e di straordinaria densità metaforica. Dopo la prima raccolta di versi Il ventaglio delirante (1926) maturata con originalità di scrittura e di temi nel clima del poetismo, si tenne in disparte dalle correnti letterarie contemporanee. Fece una scelta di autoreclusione, a partire dall'ultima guerra fino alla morte, nella sua casa nell'isola di Kampa (Praga). La sua poesia è densamente intellettualistica, ricca di metafore oscure e cristalline, tesa a distillare i nuclei metafisici del rapporto tra uomo e realtà: Trionfo della morte (1930), L'arco (1934). Dopo la guerra e l'occupazione nazista si volse verso una maggiore affabilità, raggiungendo a tratti una semplice e grandiosa eloquenza epica: Primo testamento (1940), Terezka Planetova (1944), Viaggio d'una nuvola (1945), Ringraziamento all'Unione Sovietica (1945), Requiem (1945), Soldati rossi (1956). Dopo questa parentesi H. abbandonò definitivamente i temi politici e tornò, approfondendole, alle sue ardue visioni interiori. Nel poema Una notte con Amleto (1964) gli incubi della fantasia del poeta parlano per bocca di una stralunata reincarnazione dell'eroe shakespeariano, in un frenetico sovrapporsi di tempi storici e di motivi mitici e etnologici. Negli ultimi anni ha scritto: Ma c'è la musica (1968), Un gallo a Esculapio (1970), I documenti (1976), Ovunque è silenzio (1977). Pur nel suo itinerario solitario e singolare, la poesia di H. che è una delle migliori espressioni della lirica del secolo, dimostra una spontanea contiguità con alcune costanti della poesia ceca: la tensione barocchista con i suoi possibili sbocchi surrealisti; l'ispirazione notturna che ha il massimo esempio nell'opera di Mácha e che in H. è soprattutto compresenza di morte e di vita, presenza occulta della morte come matrimonio della vita. (fonte: www.zam.it)
La traduzione è di Serena Vitale. I testi sono tratti da "Poesia Due", Guanda 1981. Gli originali sono stati omessi per difficoltà tipografiche, ma sono a disposizione di chiunque li richiedesse.
da In progresso
INCONTRO I
Dove va quella bambina? Con i capelli che la riga divide su rate di strappati orecchini, con la pagella del primo semestre di ingiustizie e zoccoli suolati di bara - va dal sesso cieco di un'aliena canzone verso un'ancòra lontana, indelicata, astiosa notte dei semi sulla terra così dura dei sentimenti umani.
Dio stesso ha navi tatuate, e basta...
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Venerdì, 23 ottobre 2009
Pantelleria
Era la terra in mezzo ai mari un circolo imperfetto di poche montagne e di altipiani profonde valli strette senza spiagge con golfi di scogliere e con archi di pietra fra le pietre notturne del principio vulcanico.
C'erano stati il fuoco e l'eruzione sotto il mare il portentoso muggire del toro avvinghiato nel centro di un'insolita stella senza luce la luce nel suo grembo marino teso e pregno gemendo nel partorire una cuspide intera di tormentate rocce senza fiumi o sorgenti senza spiagge né coste di dolcezza montagna senza pace la valle stretta e quegli archi di pietra sul mare dell'origine.
Poiché ancor prima dell'eversione c'era stata la calma millenaria sommersa appagata nel sonno privo d'aria nel silenzio profondo scrupoloso dell'Angelo piegato la testa nascosta fra le ali a doppio paio a doppio bianco sconfinato in così lunga attesa in tanta mestizia persistente.
(Da Nero cuore dell’alba, Salerno, 1998)
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Lunedì, 19 ottobre 2009
E' uscita una mia plaquette (Camera di condizionamento operante, L'Arca Felice, Salerno 2009, collana Coincidenze), con prefazione di Mario Fresa e illustrazioni di Roberto Matarazzo, che ringrazio per la loro gentile attenzione. Più che di una silloge si tratta in realtà di uno smilzo poemetto in cui la situazione dei rapporti, tra persone ma anche tra riti sociali, prende atto del fatto che nessuno può agire senza essere a sua volta agito, o condizionato, come avviene appunto sperimentalmente in una camera di Skinner. Si verifica in altre parole "l’interdizione e la confutazione di ogni speranza possibile", come dice acutamente Mario Fresa. E' questo il limite della libertà, o dell'espressione, limite temo invalicabile, come era, da un punto di vista più "sociale" e foucaultiano, in un altro poemetto, "Sinossi dei licheni" (v. qui). Tuttavia ritengo che una speranza in realtà esista, almeno finchè faremo un tentativo di definire poeticamente il nostro esistere. Pubblico qui di seguito uno dei testi (*):
L’acume di che parli si spinge oltre le braccia incrociate in spazi indifendibili, oltre i nodi delle piante puntute, i confini proprietari dei giardini. Risponde per me il merlo beffeggiatore 1 fugge a innocui rumori, divaga, irride a falsi movimenti colti appena dalla fòvea gialla. L’acume, come un notturno metallico che trapassa il timpano, spinge ancora più lontano chi fugge, con il gorgoglìo acquoreo di chi affonda, le spalle voltando alla superficie. Il ferro delle parole non giunge, non giunge implorazione né blandizie. Lacrime allargano cerchi senz’eco su quella stessa superficie, come mine di profondità pietose.
1 W. Faulkner, La paga dei soldati: in realtà F., nelle sue magnifiche descrizioni d’ambiente, parla di un tordo beffeggiatore (Mimus polyglottus, engl: mockingbird) e non di un merlo
Illustrazione: E. Hopper, Room in New York, 1932
(*) Un altro testo è stato pubblicato da Antonio Spagnuolo sul suo blog PoetryWavedream (v. qui). Ringrazio anche Antonio
Giovedì, 15 ottobre 2009
Il Rodomonte sotto la stella
nove
Sono venuto per inavvertenza. Non so che cammino ho preso, quale ricordo sottile ho fatto scivolare nella tasca. Ci sono, ma non restero'; nessuno è mai restato! Anche i ciechi e i malintesi incrociano i fuochi di San Giovanni, il lampione ottuso dell'angolo della strada. Sono sereno,fra pazienza e movimento intempestivo. Senza dubbio sarebbe strano ammansire una lucciola, invitarla ad abbandonare l‘erbario. Lo so. Tuttavia un’oncia di paura pre-nuziale mi sbianca qualche pelo. Faccio il superbo; faccio il bello, il rodomonte sotto la stella. Ma penso ad una falce sulla nuca...
otto
Mi sono accorto di non essermi mai bene allontanato da una truppa di ciechi e di malintesi. Ne ho preso coscienza per mancanza di sole un giorno in sovrannumero.Non ci ho fatto attenzione sul momento.E' venuto insidiosamente per pennellate nemiche. Ho saputo precisamente l'isolamento che mi attanaglia...e non l'ho più dimenticato.Non è un dispiacere.Non mi impedisce di vivere, e questo è intrigante. Ci si abitua come si sopportano le proprie varici, fino al loro scoppiare. L'istante della lacerazione aspetta sotto i miei passi.
sette
Arrivato qui per inavvertenza, me ne andro’ per lo stesso cammino. Avro' frugato qualche angolo, lasciato consapevolmente delle tracce, trascurato la noia alla mia porta. Un ricordo , forse , come eco di passaggio... ne ho l'intima speranza. C'era una volta una folla di uomini e di donne. Li sento miei in ogni parte della pelle in un sogno di bambino matto.
sei
Non mi piace il lampione ottuso all'angolo della strada! Disturba le stelle, accoglie i cani con le zampe alzate. Ho la strana idea di sbullonarlo, pezzo per pezzo. Aspetto l'estinzione complice della luna. Sbarazzato dell'inopportuno, baciero' il cielo sdraiato sul marciapiede...
cinque
Avrei dovuto diffidare della malignità degli aneddoti . L'altra mattina, ancora attonito della santa notte, mi conficcai nel tallone l'esatta ferita d'amor proprio che aveva guastato la mia serata della vigilia. Ahi! Corbezzoli! Iella! Bestemmiavo con queste grida inusitate e mi mordevo la lingua per tacere ogni confessione. I maldicenti non ebbero soddisfazione. Baciavo i ragazzi di strada.
quattro
Si trattta di riempire il vuoto ! Tutto potrebbe finire qui ! Ma come succede spesso, questo non è il caso ! Nei risvolti della giacca ci sono dei sospiri incompiuti; c'è un passo a due, un imprevisto sostenuto fra pazienza e movimento intempestivo...Sapendo questo, risulta delicato apparire sereno alle serate ; allora, evitarle, o rompere questa atmosfera , a voce alta, con battiti di mani, di piedi; di mani di maestro, va da se ! delle mani acri e ruvide, dirette rimuginazioni dell'intimo profondo.
tre
Ebbi la certezza del dispiacere, sospetto sotto la lingua ovattata. il sole inabissato oltre l'orizzonte prevedeva la fuga. Andavo a passo discreto nella nassa. Il nero all'improvviso s'incollava alle mie fossette. Allora, nell'erba polverosa,toccai il mio saluto; tenni il volo cruciale della palma.; ammansii una lucciola. Da allora, la paura si è allontanata dai miei ornamenti, cammino senza falsi-detti.
due
La riflessione di un gallo involgarito ha offeso la rondine. ella ha sbattuto la porta a più non posso! In questo piccolo casino, abbandono dell'erbario dai rovi inorgogliti, polveri vegetate, dissolutezza di un giorno, luogo di scrollare il vento ai ritornelli invecchiati, E' urgente ridere in nobile constatazione di nervosismo, in ruvidi passatempi. E' furiosamente questione di barelle sfasciate e di gramigne fiorite.
uno
Sono uscito da solo. Vado sul marciapiede fino dall'altra parte. Gira e rigira nella mia testa. Solo, colto da una maledetta fifa,questa oncia di paura pre-nuziale che mi ha preso per il colletto e mi scuote di un tremito incontenibile.
zero
I fuochi di San Giovanni stirano l' orlo dei miei pantaloni. Cio' sconvolge la mia bonorietà abituale, mi obbliga a scoprire i polpacci. Davanti a me, un mucchio di pietre scavato nel mezzo specifica l'appartenenza alle origini. Dimenticato dai kermes,offre la sua decomposizione all'ozono. L'altopiano imperturbabile afferra la mia bocca e la tace!
(trad. Elena Berti) nell'illustrazione: Collage di Henri Tramoy
Olivier Bastide, nato nel 1962 a Carpentras, maestro elementare, dottore in lettere. Soleils et Cendre pubblica le sue prime poesie, poi seguono altre riviste fra le quali Décharge, Encres Vives, Verso, Autre Sud e Les Archers. Sui Solicendristes sono pubblicati Certitude première (2001), L'Arpenteur (2002), BestiAire (2002), Le Matamore sous l'étolie (2008); Articles de ménage et de bazar (Polder 2002) ; Con Encre vives, Sédimentaires~Originaires (2003),Traverse (2005); Con le edizioni Klanba, Le bouilleur de cru (2006) ; partecipazione a opere collettive delle edizioni Sillages,Solitudes (2004), Traces (2005), Femmes (2006), Resistances (2008). Partecipazione (poesie e fotografie) a VOYAGEDIMAGES, spettacolo di danza del Centro d'Arte Artedanza di Elena Berti a Orange nel Vaucluse nel dicembre 2008. Membro dello Scriptorium dal 2008 (http://www.scriptorium-marseille.fr/search/bastide).
http://www.facebook.com/olivier.bastide?ref=profile.
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Lunedì, 12 ottobre 2009
Figure quotidiane
1. Sì le mie sere in cucina quando la primavera mi duole intorno alle ginocchia e un [albero ha il cranio verde come il mio qui raccolgo parole solo dai poeti conosciute anche se dove vanno oltre la cucina le parole? gli angoli del cielo e della terra s'incontrano in un luogo dalle parole ignorato duro è per un poeta ripetere parole furbescamente collocandole là dove il lettore non le attenderebbe nuove sarebbero parole i cui intervalli fossero silenzi dei muti e analfabeti linguaggio che i poeti non conoscono, e sta dì là da loro.
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Martedì, 6 ottobre 2009
Louis-René des Forêts (1918-2000) è stato uno dei maggiori poeti francesi, forse il più appartato e singolare. Amico di Bonnefoy, di Celan, di Dupin, di Leiris, con i quali fondò nel 1967 la rivista L'Ephémère, ha pubblicato soltanto una decina di volumi, in cui però la ricerca e l'analisi della esperienza umana e della vita interiore hanno raggiunto valori altissimi, insieme a quelle sulla parola e il suo opposto, il silenzio. Pubblico qui le prime tre parti del poema "POESIE DI SAMUEL WOOD", alla cui traduzione si è impegnato Alfredo Riponi, autore anche dell'articolo di presentazione "Una voce che viene da fuori". Un lavoro che meriterebbe un editore. Un post non facile, che richiede un sincero impegno al lettore. Ma un degno modo di festeggiare il quattrocentesimo post di Imperfetta Ellisse.
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Sabato, 3 ottobre 2009
Un ringraziamento speciale all'amico Francesco Altavilla, che ha rimesso in sesto il blog. Speriamo che la baracca regga...
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