Pubblico qui alcune delle riflessioni che Barthes scrisse intorno all’haiku nel suo celebre libro “L’impero dei segni”, dedicato alla cultura giapponese. "Perché il Giappone? perché è il Paese della scrittura: fra tutti i Paesi conosciuti, è in Giappone che ho incontrato la pratica del segno più vicina alle mie convinzioni e ai miei fantasmi, o, se si preferisce, più lontana dai disgusti, irritazioni e rifiuti che suscita in me la semiocrazia occidentale" (R. Barthes)
L'EFFRAZIONE DEL SENSO
Lo haiku ha una proprietà un poco fantasmagorica: che ci s'immagina sempre di poterne comporre da se con facilita. Ci si dice: che cosa di piu accessibile alla scrittura spontanea di questo haiku (di Buson}?:
È sera, autunno, io
penso soltanto
Ai miei parenti
Lo haiku fa invidia: quanti lettori occidentali non hanno mai sognato di passeggiare per la via, taccuino alla mano, annotando qui e la delle “impressioni”, la cui brevità garantirebbe la perfezione, la cui semplicità attesterebbe la profondità (in virtù d'una doppia mitologia, una classica, che fa della concisione una prova d'arte, l'altra, romantica, che attribuisce un valore di verità all'improvvisazione)?
Pur essendo del tutto intelligibile, lo haiku non vuole dire nulla ed è per questa doppia condizione ch'esso sembra offerto alle interpretazioni in un modo particolarmente disponibile, servizievole, come un ospite cortese, che vi permette d'installarvi comodamente in casa sua, con le vostre manie, i vostri valori, i vostri simboli; l’”assenza” dello haiku (come si può affermare altrettanto bene d'uno spirito irreale che d'un padrone di casa partito per un viaggio), invoca la subornazione, l'effrazione, in una parola, la voluttà maggiore, quella del senso. Questo senso prezioso, vitale, appetibile come una fortuna (caso e denaro) lo haiku, sbarazzato dalle costrizioni metriche (nelle traduzioni che noi possediamo) sembra fornircelo a profusione, a buon prezzo e su ordinazione: nello haiku, potremmo dire, il simbolo, la metafora, la morale non costano pressoché nulla: soltanto qualche parola, un'immagine, un sentimento, la dove la nostra letteratura richiede abitualmente un poema, un dispiegamento о (nel genere più breve) un pensiero cesellato, insomma un lungo travaglio retorico. Cosi anche lo haiku sembra offrire all'Occidente dei diritti che la sua letteratura gli rifiuta e delle comodità ch'essa gli lesina. Avete il diritto, suggerisce lo haiku, d'essere futile, breve, ordinario; racchiudete ciò che vedete, ciò che sentite, in un minimo orizzonte di parole e saprete interessare; avete il diritto di fondare voi stessi (e a partire da voi stessi) ciò che vi sembra ragguardevole; la vostra frase, qualunque essa sia, enuncerà una morale, produrrà un simbolo, voi sarete profondo; con minimo dispendio, la vostra scrittura sarà piena.
Pubblico qui un lavoro a due mani di Alessandro Assiri e Furio Galli, in cui le parole si riflettono nella pittura e viceversa. Di Alessandro possono essere letti altri testi, tratti da "Quaderni dell'impostura", qui.
Destra e sinistra per me pari sono (almeno in questo caso). Circa un anno fa il governo Prodi proponeva un Disegno di legge (v.qui) per regolamentare le attività editoriali e giornalistiche, comprese quelle su internet, con relativa iscrizione dei responsabili al Registro unico degli operatori della comunicazione (ROC). La cosa poi è saltata, anche per il putiferio che sollevarono tutti quelli che pubblicano, come noi, in rete. Ora il governo Berlusconi ci riprova con una proposta di legge (v. qui), che è ambigua quanto basta per ingenerare il sospetto, io credo fondato, che si voglia mettere un bavaglio alla libertà di espressione su Internet, l'unico spazio che non può essere comprato, direttamente o meno, da Berlusconi. Questo spazio di libertà evidentemente disturba il conducente (o Conducator) chiunque egli sia. Sta a noi difenderlo. Qualcuno ha proposto una petizione on line contro questa proposta di legge, se volete la potete firmare qui.
Torniamo alla poesia…Tre testi inediti che Davide Nota ha posto in calce alla sua antologia poetica “Dentro l’assedio”, scaricabile gratuitamente dal suo sito, tre testi che vanno letti comunque alla luce del lavoro pregresso del poeta. Che Davide, pur giovanissimo, abbia sentito la necessità di auto antologizzarsi, è un fatto che fa riflettere, quanto meno sull’inquietudine o irrequietezza con cui lui stesso guarda al suo lavoro e/o sulla perenne necessità di “svolta” che come poeta costantemente si porta dietro, insieme a una sorta di descente en abime ugualmente ricercata. E’ una delle ragioni per le quali ritengo che Nota, al di là di altre considerazioni più specifiche o critiche, sia una voce poetica da non perdere di vista…
Mi rendo conto solo ora che Imperfetta Ellisse ha superato i 300 post. Qualche post addietro mi era venuto in mente di festeggiare in qualche modo questo piccolo evento, ma poi, dopo l'articolo su Vittorio Sereni (era il post 297), le cose sono scivolate un pò nella politica, prima con un formidabile terzetto di vecchi guitti (per quanto abbastanza pericolosi - era il post 298), poi con l'elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti, Barack Hussein Obama, un fatto non solo abbastanza straordinario, ma anche investito di una massa enorme di aspettative, simboli, speranze, forse eccessiva. Personalmente penso che ci potrà essere qualche miglioramento nella situazione politica generale, ma nessuna catarsi Obama. Quel che più ci interessa è che non ci sarà nessun effetto Obama in Italia, a parte qualche faccione sorridente di Veltroni in più e l'inevitabile confronto di livello che proprio la vicinanza dei post comporta. Intanto il confronto tra la "politicona" e la "politichetta" e lo schiacciamento verso il basso della rilevanza dell'Italia che ogni guittata del guitto per antonomasia, il Cavalier B., provoca (ultima quella dell'Obama "tanned", abbronzato). Il quale Cavalier B. dovrà anche rassegnarsi al fatto che mai e poi mai nessun poeta (a parte il solito Bondi - v. qui) gli dedicherà un peana, men che mai un poeta premio Nobel, come è successo con Walcott e il neo presidente (era il post 300). Va notato incidentalmente che la poesia di Walcott trova la sua principale ispirazione proprio nelle aspettative di cui si diceva e quindi in qualcosa di "sentimentale" che va oltre l'occasione ed ha poco a che vedere con quei Poeti Laureati o Poeti del Presidente di cui l'America ha una (qualche volta discutibile) tradizione (tanto per citarne un paio, Louise Gluck, Robert Pinsky e Mark Strand). Una cosa che in Italia è meglio evitare accuratamente. In questo paese infatti l'epos tende inevitabilmente a confondersi con il ridicolo.
P.S. i curiosi possono trovare tutti i 300 post nell'Archivio generale (v. link a destra)
Già che siamo in tema, e c’è una certa euforia in giro, riprendo qui una poesia dedicata a Barack Obama, niente meno che del premio Nobel per la LetterarturaDerek Walcott. E’stata “scoperta” ieri dalla Associazione Culturale Gattogrigio sul Times di Londra ed è stata tradotta molto bene da Eleonora Matarrese, scrittrice e traduttrice. Inedita in Italia, credo, vale la pena di essere diffusa. Ringrazio tutti quelli che ci hanno lavorato, a cominciare dalla traduttrice.
Dal tumulto emerge un emblema, un’incisione,
l’alba, un giovane Negro in cappello di paglia e tuta da lavoro,
un emblema d’impossibile profezia, una folla
come divisa dal solco scavato dal mulo,
separata per il suo presidente: un campo screziato di cotone
come neve
quaranta acri, di folla dai presagi prevedibili
che il giovane contadino ignora essere i suoi avi,
mai dimenticati, dai capelli di cotone
mentre sono allineati da una parte, è
una tesa
corte di gufi con gli occhiali e, sul campo
che gli sfugge –
uno spaventapasseri gesticola, bollandolo
con rabbia.
Il piccolo aratro continua su questa pagina rigata
oltre il suolo che geme, l’albero che lincia, la nera
vendetta del tornado
e il giovane contadino avverte il cambiamento nelle vene,
nel cuore, e muscoli, tendini,
finché la terra non rimane aperta come una bandiera, come
la sicura luce dell’alba che colpisce il campo
e i solchi attendono la semina.
Derek Walcott 4.11.2008, traduzione in italiano di Eleonora Matarrese
Una poesia del diciannovenne Barack Obama, dedicata al nonno che l'ha allevato e pubblicata su un giornaletto studentesco. Come dice Ian Mc Millan, ci si sentono dentro letture giovanili, Snyder, Bukowski, i poeti Beat. Una “instant translation”, con qualche difficoltà slang, di cui scuserete eventuali svarioni.
Papà
Sedendo nella sua poltrona, larga e malridotta,
macchiata di cenere,
pà cambia canale, si versa
un altro goccio di Seagrams, liscio, e chiede
che cosa fare con me, un verde giovanotto
che trascura di considerare
gli inganni e le falsità del mondo, giacchè
le cose sono state facili per me;
fisso duramente la sua faccia, uno sguardo
che scivola via dalla sua fronte;
sono sicuro che è ignaro dei suoi
scuri, acquosiocchi, che
lanciano occhiate in varie direzioni,
e i suoi lenti, sgradevoli tic,
che non cessano.
Ascolto, rispondo con un cenno,
ascolto, mi apro, finchè mi avvinghio alla sua pallida,
beige T-shirt, gridando.
Gridando alle sue orecchie, che pendono
con pesanti lobi, ma lui ancora dice
le sue battute, così gli chiedo
perché è così infelice, e lui risponde…
ma non mi importa più, perché
lui la faceva dannatamente lunga,
e da sotto la sedia tiro fuori
lo specchio che avevo messo via; sto ridendo,
ridendo forte, il sangue che affluisce veloce
dalla sua faccia
alla mia, e lui si fa piccolo.
Un punto nella mia mente, qualcosa
che può essere spremuto via, come
un seme di cocomero
tra due dita.
Pà si prende un altro goccio, puro,
indica la stessa macchia
ambrata sui suoi shorts che avevo addosso,
e mi fa annusare l’aroma
che ne proviene; cambia canali, recita
una vecchia poesia che scrisse
prima che morisse sua madre,
si mette in piedi, strilla, e chiede
un abbraccio, appena mi schermisco,
le mie braccia che a malapena avvolgono
il suo spesso collo untuoso, e la sua larga schiena;
Il "Corriere" titola: <Berlusconi scommette sui 120 anni - "Un politico deve vivere a lungo">. E' la peggiore notizia della giornata (v. qui). Dunque, facciamo due calcoli: il Cavalier B. ha oggi 72 anni e quattro anni di legislatura ancora davanti. Totale fa 76. Ora, in questo semplice calcolo introduciamo una variabile niente affatto indipendente, che potremmo definire come Coefficiente di Aggressivività Specifica dell'Opposizione (CASO). E' ormai accettato dalla comunità scientifica internazionale che un CASO inferiore al 50 per cento dell'interesse specifico del leader dell'opposizione per la filmografia americana (al netto dei musicals) non produce risultati apprezzabili sulla situazione politica. Altri sostengono che un approccio sistemico del genere non vale, appunto, un CASO, ma bisognerebbe invece prendere in considerazione un'altra variabile, al momento però ancora allo studio, e cioè il Fattore di Attrazione Televisiva di Omologazione (FATO). Ma comunque..., facciamo l'ipotesi per assurdo che il CASO sia vicino allo zero e il FATO sia tutto a favore del Cavalier B. (lo so, è parecchio improbabile, ma facciamo conto), e che questa situazione permanga. Ne discende che se si lascia la soluzione del problema al CASO o se la si affida al FATO, la situazione non cambia. E, improvvisamente, tutto diventa semplice: 120-76=44, pari a 8.8 governi Berlusconi. Possiamo metterci comodi, smettere di agitarci, e dedicarci alla poesia. Vivremo felici, con l'unico cruccio che il nono governo sarà bruscamente interrotto dalla Morte.
Postilla: mutatis mutandis, possiamo calcolare, con lo stesso sistema e qualche altra variabile, anche qualcos'altro. Per esempio, che al Senatore a vita Francesco Cossiga sono assicurati ancora 120-80=40 anni da utilizzare per dare buoni consigli su come infiltrare e massacrare gli studenti (v. qui) e per lanciare oscuri messaggi barbaricini del tipo "io lo so, ma col cazzo che ve lo dico"; e che il Venerabile Licio Gelli può ancora fare affidamento su 120-89=31 annetti buoni per presentare su Odeon TV la programmata trasmissione di revisionismo / disinformazione / fascismo "Venerabile Italia" (v. qui), nonchè per vedere se finalmente gli riesce di fare, magari con l'aiuto del suo pupillo, il golpe che insegue da anni. Mah, speriamo che la Morte ci trovi liberi...
P.S. già che ci siamo, aderiamo all'invito di Luigi Metropoli a mandare una email di protesta a Odeon TV (mailto)