Martedì, 30 ottobre 2007
Su Tellusfolio, nella sezione "Critica della cultura - Discorso amoroso", nella quale Alivento sta curando una vivace riflessione su amore eros e poesia, è uscita una mia noticina su Catullo e il suo fin troppo noto carme "Vivamus, mea Lesbia, atque amemus". Ringrazio Alivento, sempre attenta e gentile, e Claudio Di Scalzo, patron del sito. Link alla pagina
Sabato, 27 ottobre 2007
Su Internet Culturale, il portale nato dal progetto “La Biblioteca Digitale Italiana e il Network Turistico Culturale (BDI&NTC)”, promosso dalla Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali (DGBLIC) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e realizzato dall'Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e per le Informazioni Bibliografiche (ICCU), segnalo una piccola mostra digitale su Cesare Pavese intitolata "Ho dato poesia agli uomini", versione elettronica della mostra tenuta a Buenos Aires presso la Fondazione Borges nel 2001.
Cesare Pavese è stato uno degli scrittori che più mi ha impressionato, quando ero un lettore compulsivo e onnivoro, non pochi anni fa. L'edizione di "Lavorare stanca" che ricordo risale alla fine degli anni Sessanta. Poi naturalmente gli interessi e gli orientamenti si evolvono, ma riconosco che in Pavese c'è molto, un interesse ancora vivo che forse andrebbe approfondito, per certe scelte stilistiche e tematiche, come ad esempio la poesia-racconto e quel verso lungo che sta tra il blank verse Whitmaniano, di cui però Pavese temeva quel chè di "oratorio" che si porta dietro, e l'allungamento ipermetrico (fino a 16 sillabe, 5 accenti tonici principali) del verso libero tradizionale, accentato sulla base di quella che Pavese in un suo scritto definisce "una certa tiritera di parole". Il verso, per intenderci, usato per la prima volta ne "I mari del Sud".
Continua a leggere "Cesare Pavese - Ho dato poesia agli uomini"
Mercoledì, 24 ottobre 2007
Ho pubblicato su Lulu una silloge, dal titolo "La ragione di un metodo", di vecchi testi risalenti agli anni 80-90 che avevo in un cassetto. Lo scopo è infatti questo: spolverare alcune poesie che sono per certi aspetti datate ma che nello stesso tempo mi appartengono, non sono cioè del tutto ripudiabili, anzi, come dico nella breve nota introduttiva, contengono ancora elementi potenziali. In ogni caso non ritenevo che questa raccolta, messa insieme non so quanto tempo fa con criteri che non ricordo, meritasse una edizione tradizionale (per questo sto lavorando su altre cose) e perciò mi sono limitato a metterla a disposizione di chiunque la voglia leggere, prelevandola gratuitamente dalla rete. Insomma la affido alla corrente come fece il servo di Amulio con Romolo e Remo. Il link è questo oppure si può cliccare sulla copertina che trovate sulla barra laterale. Ogni critica, anche severa, è bene accetta.
Martedì, 23 ottobre 2007
L'edizione 2007 del Pisa Book Festival, fiera dell'editoria indipendente, si svolgerà alla Stazione Leopolda di Pisa dal 26 al 28 ottobre. Saranno presenti 93 editori, sopratutto della piccola editoria, tra cui molti noti tra coloro che scrivono poesia, come Manni, Campanotto, Zona. Numerosi anche gli eventi, gli incontri e i dibattiti in programma, tra cui seminari come "Il Libro nella Rete. La silenziosa rivoluzione della comunicazione digitale", "Le vie infinite della traduzione. Cosa sceglie per il lettore l’editoria indipendente e perché" e altri. Paese ospite la Svizzera italiana.
Sabato, 20 ottobre 2007
La notizia è questa: non avendo altro da fare (tipo la lotta al precariato, combattere la mafia, regolamentare la giungla televisiva, fara una legge per il conflitto di interesse, tutelare i risparmiatori da poteri finanziari senza controllo ecc) il Consiglio dei Ministri ha approvato un Disegno di legge per regolamentare le attività editoriali, comprese pare quelle che si svolgono in rete. Tutti quelli che fanno attività di informazione o editoriale (e la definizione è larga) sembra che debbano iscriversi a un registro degli operatori della comunicazione (ROC), cosa che implica dei costi burocratici e anche, conseguentemente, un serio aumento di responsabilità su quanto diffuso o pubblicato. Sembra quindi legittima la preoccupazione di chi fa questa attività anche in rete, anche a livello amatoriale come noi, che la cosa si risolva in un sostanziale imbavagliamento di moltissime voci. Per saperne di più vedere l'articolo di Repubblica qui, con il testo del disegno di legge.
Giovedì, 18 ottobre 2007
Già, chi era Giuseppe Scapucci? Di lui so poche cose, so che era nato a Binasco nel 1926 e che è morto credo venticinque anni fa. So anche che nel 1971, anno in cui ha vinto anche il Premio Scanno, ha pubblicato un libretto, "Poesia di periferia", presso un piccolissimo editore di Vicenza, La Locusta (seconda edizione 1983), e un'altra raccolta, circolata però in pubblicazioni autoprodotte in anni successivi, intitolata "Piccola Poesia for Piccola Borghesia". Ha pubblicato inoltre un paio di opere narrative, "La bestia addosso" (Il Formichiere, 1976) e "Epica contadina" (Città armoniosa, 1978). Tutti gli scritti, esclusi gli autoprodotti, sono presenti nel catalogo OPAC della Biblioteca Nazionale di Firenze, ma sono attualmente introvabili nei circuiti commerciali usuali. Alcuni testi da "Piccola Poesia" sono poi apparsi nel 1979 nell'Almanacco dello Specchio, preceduti da una piccola ma divertita presentazione di Giuseppe Pontiggia. Uomo di mille mestieri e poca cultura scolastica, tuttavia Scapucci, come ricorda Pontiggia, "è riuscito nella difficile prova di conciliare l'aderenza alla propria esperienza e il progetto letterario: ne è uscita una poesia affabile, di una comunicatività che sa fondere immediatezza e misura, invenzione e realismo, satira e una sorta di lirismo miniaturizzato. Il parlato vi trova una sua scansione ritmica, entro un montaggio preciso. E la nostra immortale e onnipresente Piccola Borghesia gli ispira una serie di quadri esilaranti, di nuove incarnazioni del banale e del comico".
Altro non so e può darsi che quello che so sia inesatto. Chissà che qualcuno non possa aggiungere qualcosa.
P.S: al momento di pubblicare ho scoperto anche che domani 19 ottobre nella sua città gli dedicheranno una serata
Continua a leggere "Scapucci: chi era costui?"
Lunedì, 15 ottobre 2007
IL BACIO
La mia bocca si schiude come un taglio.
Sono stata bistrattata tutto l'anno, notti
tediose, niente se non ruvidi gomiti contro di esse
e delicate scatole di Kleenex a dirmi piagnona
piagnona, stupida!
Prima d'oggi il mio corpo era inutile.
Ora cerca di strappar via i suoi spigoli.
Scappa via, nodo a nodo, dagli abiti della vecchia Mary
e, guarda - Ora è cangiante pieno di questi lampi elettrici.
Zang! Resurrezione!
Una volta era una barca, legnosa
e con niente da fare, senza acqua salata sotto di sè
e bisognosa di una ridipinta. Era niente di più
d'un mucchio d'assi. Ma tu l'hai sollevata, l'hai armata di nuovo.
Lei è stata eletta.
I miei nervi si sono riaccesi. Li ascolto come
strumenti musicali. Dove c'era silenzio
tamburi, corde stanno inguaribilmente suonando. Sei stato tu.
Puro genio all'opera. Caro, il compositore ha camminato
nel fuoco
THE KISS
My mouth blooms like a cut.
I've been wronged all year, tedious
nights, nothing but rough elbows in them
and delicate boxes of Kleenex calling crybaby
crybaby , you fool !
Before today my body was useless.
Now it's tearing at its square corners.
It's tearing old Mary's garments off, knot by knot
and see -- Now it's shot full of these electric bolts.
Zing! A resurrection!
Once it was a boat, quite wooden
and with no business, no salt water under it
and in need of some paint. It was no more
than a group of boards. But you hoisted her, rigged her.
She's been elected.
My nerves are turned on. I hear them like
musical instruments. Where there was silence
the drums, the strings are incurably playing. You did this.
Pure genius at work. Darling, the composer has stepped
into fire.
LA MUSICA MI NUOTA INCONTRO
Aspetti Signore. Qual'è la strada di casa?
Hanno spento le luci
e il buio trasloca nell'angolo.
Non ci sono cartelli in questa stanza,
quattro signore, più che ottantenni,
e tutte in pannoloni.
La la la, Oh la musica mi nuota incontro
e io posso sentire la canzone che suonavano
la notte che mi lasciarono
in questo ricovero privato su in collina.
Immagina. Una radio suonava
e tutti quanti qui erano pazzi.
Mi piacque e danzai in cerchio.
La musica fluisce al di sopra del senso
e in qualche strano modo
la musica vede più di quanto io possa.
Ricorda, voglio dire, meglio;
ricorda la mia prima notte qui.
Era il freddo strozzato di Novembre;
perfino le stelle in cielo erano legate
e quella troppo brillante luna
che biforcava attraverso le inferriate ad infilzarmi
con un canto in testa.
Ho dimenticato tutto il resto.
Mi legano a questa sedia alle otto di mattina
e non ci sono cartelli a indicare la strada,
solo la radio che da il ritmo a se stessa
e la canzone che ricorda
più di quanto io possa. Oh, la la la,
la musica mi nuota incontro.
La notte che sono arrivata ho ballato un cerchio
e non avevo paura.
Signore?
MUSIC SWIMS BACK TO ME
Wait Mister. Which way is home?
They turned the light out
and the dark is moving in the corner.
There are no sign posts in this room,
four ladies, over eighty,
in diapers every one of them.
La la la, Oh music swims back to me
and I can feel the tune they played
the night they left me
in this private institution on a hill.
Imagine it. A radio playing
and everyone here was crazy.
I liked it and danced in a circle.
Music pours over the sense
and in a funny way
music sees more than I.
I mean it remembers better;
remembers the first night here.
It was the strangled cold of November;
even the stars were strapped in the sky
and that moon too bright
forking through the bars to stick me
with a singing in the head.
I have forgotten all the rest.
They lock me in this chair at eight a.m.
and there are no signs to tell the way,
just the radio beating to itself
and the song that remembers
more than I. Oh, la la la,
this music swims back to me.
The night I came I danced a circle
and was not afraid.
Mister?
Anne Sexton è una delle esponenti della cosidetta poesia confessionale americana."Una specie di rinascita a ventinove anni: così Anne Sexton definisce l'inizio della sua carriera poetica. Cominciò a scrivere versi nell'ospedale psichiatrico che la ospitava, e incoraggiata dai medici a proseguire quella sorta di poetry therapy, essa stessa dirà in seguito: "Poetry, after all, milks the inconscious". Con disperata tenacia, Anne Sexton, tormentata da periodiche crisi depressive che la spingeranno più di una volta al suicidio, farà della poesia una esaltante e sofferta ragione di vita per tutto il resto dei suoi anni" (da una nota di Laura Coltelli, prima traduttrice di A.S.). In questo così somigliante a Sylvia Plath, a Jane Kenyon (anche lei presente qui) ma anche, a parte il drammatico esito finale, alla nostra Alda Merini, compreso l'uso per così dire terapeutico (non sempre con esiti felici) della scrittura. Le traduzioni sono mie.
Giovedì, 11 ottobre 2007
Nella convinzione che la poesia non sia solo (o forse non sia più) una attività autogenerantesi, un frutto dell'ispirazione, un impeto che proviene da dentro, ma anche (o forse sopratutto) una meditazione, uno sforzo di comprensione e di lettura del mondo, una riflessione filosofica sull'uomo, la realtà, il loro linguaggio, ho tentato più di una volta di inserire nel blog qualche spunto di riflessione (o di "disturbo" rispetto al mero scorrere della versificazione, mia o di altri). Non ho la minima idea se la cosa abbia avuto riscontri, perchè a parte la conta degli accessi, non ci sono stati commenti significativi (e sospetto che questo dipenda più dalla fretta che ormai domina sui blog che da altro). Ma a parte ciò resto nella convinzione che valga la pena soffermarsi a leggere, magari velocemente, parole di altri. L'ho fatto ad esempio con Geoffrey O'Brien su Eliot (qui), con Fortini (qui), con Jervolino su Steiner e la traduzione (qui), oltre a riflessioni mie, come ad esempio qui e qui. Lo faccio anche ora ripubblicando una sintesi, di cui ringrazio l'autore Diego Fusaro, del pensiero di Hans Georg Gadamer, il padre dell'ermeneutica moderna, su poesia e verità. Segnalo anche, per completezza, il bel post di Francesco Marotta su "La poesia e lo spirito" del 13 maggio scorso (qui), con i relativi interessanti commenti.
IL TESTO
Sabato, 6 ottobre 2007
Nota su Adam Zagajewski a cura di Lorenzo Pompeo Nato a Leopoli nel 1945, laureato alla facoltà di psicologia e di filosofia dell'università Jagellonica, Adam Zagajewski ha debuttato su "Zycie literackie" nel 1968 e fu uno dei protagonisti del gruppo poetico di Cracovia "Teraz". appartiene alla generazione del '68, chiamata della "Nowa fala". Il manifesto di questa generazione è rappresentato da una serie di articoli apparsi tra il '71 ed il '74 ad opera dello stesso Zagajewski e di un altro poeta, Julian Kornhauser, raccolti in volume con il titolo Il mondo non rappresentato.
La poesia di Zagajewski, pur privilegiando inizialmente la dimensione dell'impegno, presenta una cifra stilistica caratteristica e personalissima.
Il linguaggio della sua poesia è semplice e non offre grandi difficoltà al traduttore, il suo registro è spesso colloquiale; tuttavia la sua poesia è illuminata da un lirismo che, nella semplicità dei mezzi espressivi, rivela in alcuni passaggi una spontanea felicità espressiva.
Le sue poesie sono ancorate alla realtà; realtà storica e realtà personale, pubblico e privato sono due facce della stessa medaglia. Anche per questo la dimensione dell'impegno si esprime attraverso una sofferta e lucida testimonianza del presente. Citerei a proposito la poesia "autore dell'unica vita", in cui il poeta scrive: "Autore dell'unica vita ancora possibile/ benchè ogni giorno sia impossibile se/ lo si prende a sé autore di domande e curriculum/ che sono incessante autobiografico scavo/ autore di questa vita che ieri muore e domani/ senza un motivo rinasce in mezzo a bollette/ della luce e del gas che riflettono la sua/ crescente inquietudine tra una visita dal dentista/ e un'attesa dell'esito dei raggi/ di fronte a ricevute postali e saluti da Roma/ che non significano nulla impigliato nella radice delle cose/ esperto allevatore di oggetti tra/ faticosi e umilianti tentativi per avere l'alloggio/ tra parole affittate e passi falsi/ esisti immerso nel liquido fisiologico del mondo." (trad. di G. Origlia in "Nowa fala". Nuovi poeti polacchi. Milano,1981).
Se la sua poesia nelle sue prime raccolte poteva qualche volta venire accusata di essere una "poesia programmatica", dove cioè l'assunto teorico assumeva un peso eccessivo, con il passare degli anni il poeta ha saputo superare questo limite travando una sintesi felice tra il rigore intellettuale e lo spontaneo lirismo.
BIBLIOGRAFIA
- Komunikat, Cracovia, 1972
- Swiat nie przedstawiony, Cracovia, 1974 (saggio scritto in collaborazione con J. Kornhauser) - Sklepy mi´sne, Cracovia, 1975
- Cieplo, zymno, (romanzo) Cracovia, 1975
- Drugi oddech, (raccolta di saggi e recensioni) 1978 - List, PoznaŸ, 1979 - Jechac do Lwowa, Londra, 1985
- Plotno, Parigi, 1990 A. Z. collabora inoltre con la rivista Zeszyty literacki di Parigi su cui appaiono spesso sue poesie.
Sue poesie in Italia sono apparse su:
- Poesia polacca contemporanea, a cura di Irena Conti, 1977, Ed. Riuniti, Roma.
- "Nowa fala" Nuovi poeti polacchi, a cura di Giorgio Origlia, 1981,Guanda, Milano.
- Adam Zagajewski. "Il mondo non rappresentato "della "Nowa fala" , su: "Il Majakovskij", a cura di L. Pompeo, pp 12-14, n. 15,1994
Gli altri poeti dell'Est sono reperibili cliccando sul tag "poeti dell'est"
I TESTI
Lunedì, 1 ottobre 2007
Torno a pubblicare un poemetto dell’amico Lorenzo Pompeo, già presente qui, ma presente anche in maniera importante come traduttore e curatore di poeti dell’Est europeo (v. post del 16/07/07, del 19/05/07 e del 16/03/06). La poesia di Lorenzo, come forse ho già avuto modo di dire, è imperniata sulla constatazione di una specie di imperscrutabilità, se non a sprazzi, dell’esistenza e degli eventi che questa esistenza connotano. E’ in questi squarci, che antinomicamente possono essere squarci di buio, che si srotolano, come appunto un film muto, le scene della nostra vita. E come in un film muto la vita ha bisogno di didascalie, sottotitoli che siano appigli di significato. Da cui poi magari risulta inutile trarre una morale o che si rivelano pugni di mosche o in cui la trama divorzia dall’ordito. E tuttavia a chi scrive, all’artista, resta la possibilità di rimodellare la realtà, “di riempire con la fantasia / gli spazi sottratti dal tempo”, come in un bel palazzo caduto in rovina.
Continua a leggere "Lorenzo Pompeo - Didascalie per un film muto"
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