Pubblico qui un testo tratto da eSamizdat [http://www.esamizdat.it/] bella e documentata rivista on line di slavistica. Si tratta di un poemetto di Zbynĕk Havlìcĕk (Jilemnice, 1922 — Praga, 1969), poeta e psicologo, fondatore del gruppo surrealista clandestino di Sporilov durante l'occupazione tedesca prima di collaborare con quello di Praga degli anni 50 e 60, autore di una dozzina di raccolte di poesia e di studi teorici (inediti o clandestini) e traduttore dei surrealisti francesi (Breton in particolare).
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L'ematoma pechinese
Il nostro punto di partenza sta in strade abbandonate tra colonne di carne e botole di azoto liquido
Il nostro punto di partenza è nel ventre d'ombra dei berretti cardinalizi
Il nostro punto di partenza è nei canti degli uomini di Neanderthal nell'ammaestramento delle fruste della
più tenera fra le discipline alpine
Nell'omicidio di massa alla lettura dei giornali nel flusso di sangue dalla memoria alata
Il nostro punto di partenza è sulla torre più alta
Voi tutti che costruite insieme questo secolo
Padri con barbe di ferro come case dell'orrore nelle quali spira vento
Madri di cui alcune parti inducono ad assalti di scacco matto
Che naufragano sul loro splendido molleggiare
Rompeteci finalmente i crani che coccolate sotto i bulloni delle vostre macchine da stampa
Crani nei quali andate a piluccare di nascosto
Come sporcizia fra le dita dei piedi dei pensionati
La nostra ramificata cultura atlantica
Spazio-strada o spazio-raggio
Spazio-bomba nella quale piove
Un proletariato gotico si è sollevato dal centro della simmetria
Come un guantone da box che atterra lungo una traiettoria balistica
Come un bulbo che si è staccato e ha dichiarato guerra a tutti
Come un piccolo cactus che vuole sparare a tutti gli ibis
Come un ratto mentre divora furibondo
Come un attaccapanni che ha aperto le zampe e se ne va
Mascherato di ossa pelviche
Per una barriera ematoencefalica
Lungo le ville dei diplomatici
Dove tuttora sogna
In una desincronizzazione corticale
Sulla romanticheria di binari a scartamento ridotto
Alla colazione di un elefante rosa
Ad imparare a memoria i re sumeri e babilonesi
A studiare la scrittura egea
A spostare la bandierina nell'atlante delle tue alte e basse maree
A scambiarsi ancora il posto come i deserti alla sabbia gialla e verde i deserti alle stelle azzurre
A portare ancora una volta la coscienza oltre la soglia della morte
E poi ad andarsene dalla storia
Come il cedimento del reggicalze dalla vita delle donne
Ti porterò allo stadio dell'estere
Attraverserai i 9 gradi del disordine come il pesce siamese Betta splendens
Il primo di loro sarà il palombaro cartesiano salirai alla superficie e resterai lì col capo rivolto in alto
Ridurrò le tue risposte a un tocco e influenzerò il tuo nuotare e camminare
Nella tua ragnatela aumenterà la distanza dei fili e diminuirà la regolarità degli angoli
I tuoi assalti isolati li sferrerai ormai solo dal fianco
Finché tutti i movimenti di danza scompariranno come nei topi danzanti
Resterai sola
Immobile come il cuore isolato di un coniglio
La decapitazione è stata eseguita con tanto di commento
Ci hanno consentito di sublimare cioè di filtrare e mutare la nostra sostanza colorata
In umanitarie costituzioni
In manuali di gabinetti di scienze naturali
Nei campioni di merce finta di una lingua degradata a livello di fisica
Ci hanno consentito di rincretinire in un canneto cibernetico
Di cospargere i tubi senza saldature di Chomutov con merceria dura e morbida
Di esporre la famiglia di Karel Šebek in una vetrina che rappresenta un cunicolo da minatore del XVII secolo
Di impiccare alcuni poeti per i colletti d'ottone alla ringhiera di ferro
Di osservare questo gesto amichevole tra metalli
Di provare come molleggiano le bretelle dell'accademia per il sedere degli istitutori
Tutti vogliono ammazzarsi di lavoro in qualche modo originale
Le sere scorrono via per una golena conosciuta come i condotti intestinali degli oratori
E l'uomo pekinensis in casacca rossa al canto delle telecamere stringe la mano al presidente Mao
Le vacche sacre tra le proteste di induisti fanatici escono solo lentamente dalla mitologia
Mentre gli addetti alle comunicazioni di neurofisiologia collegano fulmineamente col fil di ferro l'essere con
la coscienza
E l'opinione pubblica lavora in silenzio come la stereotassi per crani uniformi
Tutto questo c'è già stato come Cartagine e come il biedermeier
Più bieder che meier
Né bieder né meier
Né frontiera cinese né filosofia della disperazione
La nazione li amerà
Fochisti
Salumai
Rappresentanti d'acqua tiepida
Spazzini attaccabrighe ragazzi di Žižkov con l'aureola di merda
Metalmeccanici e allevatori di conigli
Apostoli e consiglieri
Cenerentole cèche sull'entrata con dei seni così rotondi che sfuggono ai prese di judo
Bertoldi cechi dalla coscienza rotonda di un affettatore di knedliky
La nazione li amerà
Giunge il mattino il povero corniciaio però brucia le sue cornici dorate
Per l'oro delle aurore sulla tavolozza delle ombre oculari
Per la chiave dello scrigno per il trapianto di cornee
Un errore nel prologo oltrepassa di nuovo lo zero in direzione inversa
Per dar vita ai momenti magici e ai numeri già passati
Ai cimiteri di specchi e ai mangiatori di angeli
All'amore che si avvicina col passo delle diligenze
Ti metto seduta sui miei occhi come un braccialetto di vulcani spenti che si accendono di finestre di
mescalina
Ti metto seduta sui miei occhi come una spada a due mani
E cado per la mia stessa forza e mi infrango
sui tuoi denti sul tuo infantile e incomprensibile esserci
Su questa terra sulla tua insensata
Volontà di vivere
Esci dall'acqua e le statue dei vandali sono solo ostaggi indifferenti
Del tuo futuro
Sotto il tuo braccio dorme una foca la sua palla è rotolata via
Tutto quello che volevo dire ritorna alle proprie posizioni materne
L'uomo deve isolarsi desincronizzarsi disintegrarsi
Mettere nuda la realtà sottraendo senza sosta i propri adattamenti
Per cogliere il segnale di una qualche più profonda e abbandonata verità
Per decifrare la lingua dimenticata nella quale la speranza
Si innalza alla portata
Dell'unica bocca che vive
Al principio tutto è un immenso caos
Nel quale la vita si organizza come una moltitudine infinita di sistemi
Ciechi e marcescenti
Sistemi che ci dominano dispoticamente
Sistemi che ci ingoieranno di cui diventeremo i naufraghi
Naufraghi dei sistemi
Facciamo del caos il nostro principio consapevole
Disintegriamo ricordi case della scienza
Disintegriamo noi stessi in quanto successione temporale e codice spaziale
Rompiamo la nostra memoria intelligenza attività volitiva voce
Sintassi grammatica strade da e per un qualche dove sistemi fedi per filosofia difesa del paese ricezione di
informazioni rompiamo tutto
Le immagini che resteranno gettiamole in una grande roulette
E facciamo nascere poesie di antiparticelle poesie liberate dal giogo
Immaginazione allo stato nascente immaginazione nell'assolutismo della libertà
[Z. Havlicek, “Pekingsk´y hematom”, Idem, Otevrit po m´e smrti, a cura di J. Brabec, Praha 1994, pp. 350-354]
trad. Daniela Montagner
Tutti i diritti riservati
Note al testo (NdR):
Chomutov: città del nord della Boemia
Karel Šebek: (1941-1995) poeta surrealista amico di Havlìcĕk. E' possibile leggere un suo testo su Arpa Eolica di Sebastiano Aglieco (qui), tratto dalla raccolta "GUARDA NEL BUIO, COM’E’ VARIOPINTO" recentemente pubblicata in Italia da Il Ponte del Sale di Rovigo, per la traduzione di Antonio Parente
Stereotassi: tecnica che consente l'accurata localizzazione di un'area circoscritta della corteccia cerebrale applicando le regole della trigonometria e facendo riferimento a punti definiti del cranio.
Biedermeier: movimento artistico e ornamentale sviluppatosi nel periodo storico che intercorre tra il 1815 ed il 1848. Molto in voga tra la borghesia tedesca e austriaca, viene spesso definito di genere romantico.
Žižkov: quartiere popolare e operaio di Praga in cui è nato anche il grande poeta ceco Jaroslav Seifert ed è sepolto, nel cimitero ebraico, Franz Kafka
Knedliky: piatto tipico simile a grossi gnocchi, come gli knodel altoatesini
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