Quello che so
La contemplazione delle torri e delle querce
mi ha fatto amare il vento -
striscie cupe e lucentezze
Dànno ancora frastuono le campane
con il batacchio elettrico sbattuto da un vento a tasti,
ma il rintocco del tram
certe volte lo sovrasta.
Dalle dimensioni verdi dei tronchi delle roveri -
benché prigioni nel folto dei recinti,
fuoriescono rami così intrecciati e torti,
così ammuffiti, e vòlti a Nord e col sapore di piogge,
e vòlti agli altri punti cardinali
da sembrare fierezza e dolore insieme.
Invece vengono ordinati a palchi
secondo la memoria numerica degli acidi.-
Sono ventosi
questi mesi, chiamati luglio e agosto, e anche settembre.
Al passaggio d'agosto le nubi basse,
nelle loro circolazioni imprevedibili
o secondo i modelli statistici,
sembravano staccarsi dal fogliame;
però le pagine degli alberi
fanno narrazioni favolose, fingono persino Dio
e le cose dell'anima. Come le campane
quando tace il traffico. Ma i differenti suoni dipendono
dalla rosa dei vènti - e la scienza
è il puntello dell'anima, e il corpo
ne è partecipe. Dove vanno le ipotesi sul cielo
confuse dalla birra? o quando i granuli anemòfili d'aprile
ci respirano eccitazioni tra le labbra? Avviene anche
tra i querceti delle cattedrali.
Poi esiste la presenza di Dio
quando ascolta la nostra preghiera.
Lavoro lavoro
Le persone inchiodate nei loro cappotti -
in stanghe di luce, cristalli
lungo le stazioni.
Teste scosse
sul treno. E l'aurora
con emissioni cromatiche, frange, finte
esplosioni d'arancia,
nubi sbranate.
Tra pali neri. Alcune teste
sugli schienali.
Ma vi sono indimenticabili giorni nella vita
quando si vive
a livello biologico. Come la donna,
che teneramente fa tremare anche i vecchi,
che raccattano spremute ghiandole germinali.
Anche una donna matura, un poco patita
in viso, pallida
così abbandonata ancora. E come è illogica allora la morte
nell'inforcatura. I rami bianchi ora si velano.
Mi piace
se piove lungo una strada, con un pò di sole
l'asfalto diventa azzurro, specchia.
Ma vi sono desideri impossibili.
Pier Luigi Bacchini è nato nel 1927 sulle colline di Medesano, nei dintorni di Parma, dove tutt’ora vive. L’esordio poetico risale al 1954 con "Dal silenzio d'un nulla", poi è stato inserito nall'Almanacco dello Specchio 1978 e ha pubblicato altri cinque libri di poesia ad ampi intervalli di tempo l'uno dall'altro, sempre con piccoli editori, fino a questo “Contemplazioni meccaniche e pneumatiche” nella collana “Lo specchio” della Mondadori (2005), da cui sono tratti questi testi. Nel 2003 ha pubblicato anche un'opera narrativa, "L'ultima passeggiata nel parco". Poeta appartato per antonomasia, definito da qualcuno lucreziano per la costante presenza della natura nei suoi versi, una natura a tratti metafisica e oracolare, a tratti osservata con una acutezza classificatoria da scienziato, ma comunque sempre mondo a cui apparteniamo, in modo perfino religioso e animalesco insieme, Bacchini è poeta di stile e di purezza, di sostanza e leggerezza, in cui il lirismo perde gioiosamente il suo tanto deprecato -ismo.
Tracciato: Giu 06, 18:33